SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tempo di Natale

SUL CROCIFISSO Il testo Dalla Vita Seconda di San Francesco scritta da Tommaso da Celano (FF 787-788) Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con […]
9 Marzo 2015

SUL CROCIFISSO

Il testo
Dalla Vita Seconda di San Francesco scritta da Tommaso da Celano
(FF 787-788)
Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini. Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca (cfr. Pr 16,24). Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: «Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino (cfr. Is 9,5). Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno.
Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi (1Sam 2,5), e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. «Se potrò parlare all’imperatore – diceva – lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza». Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata in quel giorno la Vergine poverella. Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina. Infatti ai frati, che adunati a Capitolo gli avevano chiesto quale virtù rendesse una persona più amica a Cristo, quasi aprendo il segreto del suo cuore, rispose: «Sappiate che la povertà è una via particolare di salvezza. Il suo frutto è molteplice, ma solo da pochi è ben conosciuto».

 
La preghiera
Saluto alla Vergine (FF 259)
Ave Signora, santa regina
Santa genitrice di Dio, Maria,
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito.
Tu in cui fu ed è
ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo
ave sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate
 
La testimonianza di... 
Giusy
"La mia conversione avvenne grazie alla lettura della Parola del Signore, mentre trascorrevo i miei pomeriggi tra lo studio di dispense universitarie e copioni teatrali. Un pomeriggio in Accademia facendo un esercizio di respirazione, chiudendo gli occhi, immaginai una realtà “altra”. Improvvisamente mi ritrovai distesa su un tronco d’albero che galleggiava come un letto su un fiume lento. La sensazione di leggera sicurezza nell’essere trasportata da una forza così misteriosa e travolgente mi avvolse completamente donandomi tanta serenità al punto che desiderai durasse ancora, ma riaprii gli occhi. Un giorno essendo in preda ad un blocco nel leggere, il mio maestro di teatro mi ordinò così di esercitarmi su un testo nuovo: La Bibbia. Non ne ero convinta ma iniziai al più presto. Ne rimasi affascinata anche perché certi passi erano distanti anni luce dal mio modo di vivere la vita. Così ogni sera tornando a casa prima di andare a letto ne rileggevo frasi o mi soffermavo su parole che avevano colpito la mia attenzione. Avvertii ad un certo punto però la necessità, che qualcuno più sapiente e preparato, mi spiegasse e spezzasse ogni parola non chiara. Così una domenica di novembre mentre camminavo per le stradine del mio paese, immersa fra la nebbia, giunsi in cima alla collina ed entrai in chiesa… rimasi colpita profondamente e provai lo stesso senso di benessere che avvertii nell’esercizio di respirazione fatto in accademia. Da lì iniziò il mio cammino verso di Lui. E pian piano me ne innamorai profondamente, grazie soprattutto a san Francesco! Vedere un film sulla sua vita mi fece venire “l’acquolina in bocca”, mi fece gustare la dolcezza del cielo. Nella scena in cui san Francesco scopre il vangelo avvertii lo stesso sgomento e voglia di divorare quelle pagine. Rimanevo sconvolta e assorta: qualcuno prima di me aveva vissuto la fatica della spogliazione. Lasciai come san Francesco il mio “tutto” per un nulla sconosciuto e quel nulla divenne il mio Tutto. Quel sogno di gloria personale ci accomunava, lui audace cavaliere, io brillante attrice. Mi presero per folle: lasciare ogni agiatezza economica ed ogni sicurezza per vivere alla Sua sequela. Ma infondo il momento in cui si decidono le sorti di un uomo è sempre avvolto da un’oscurità fitta di qualsiasi sacro mistero. Qualche mese dopo, accadde una Dio-Incidenza mi trovai in partenza con una gita per Assisi. Giunta a San Damiano fu come se davanti ai miei occhi cadde un velo, il mondo che vedevo era purificato e sacro, trasfigurato come il primo beato giorno nello splendore del Paradiso. Mi sentivo profondamente felice della mia nuova libertà. Vagavo per le valli e le verdi colline della terra di san Francesco, felice e colma di gioia. Con un amore tenero come quello di una bimba, come se un mondo trasfigurato mi fosse stato appena donato. Mi guardavo intorno e dentro, cercavo di capire… Il cuore e lo sguardo riusciranno a contenere tutto ciò mi chiedevo?
La libertà assoluta nelle scelta di Francesco e Chiara, il peso di quest’amore che eleva e schiaccia insieme, ecco la forza che ha sussurrato in me, l’immobile chiesetta di San Damiano. Mi inginocchiai nella cappellina, davanti al crocifisso, con gratitudine…
“Gesù mi hai condotta fino qui, tra queste mura sante. Mi hai mostrato e fatto incontrare un grande esempio, Francesco d’Assisi, che sembra impreziosire come un filo d’oro la trama d’infiniti ricami che è la nostra Storia terrena e spirituale. La sua è una lezione di coerenza, amore e gioia, una prova pacata e sconvolgente. Grazie Frate Francesco perché in te ogni uomo può trovare terreno fertile che produce grano buono capace di sfamare la sua fame. Grazie poverello d’Assisi, perché ci hai ricordato che ognuno di noi è cristiano perché Dio lo ha amato per primo e lo ha amato gratuitamente. Grazie perché ci hai aiutato a capire che se Dio è amore allora, di conseguenza è povero ed umile. La povertà di Betlemme, che tu amavi tanto, è il segno di una povertà molto più profonda: è la povertà stessa di Dio, infinita e assoluta. Povertà che disarma, che ricrea. L’amore quello vero non cade mai dall’alto ma nasce dal basso. Dalla storia, dai travagli del mondo. Parlaci ancora della povertà perché il grido dei poveri tenga deste le nostre coscienze assopite. Essi non hanno solo bisogno dei nostri buoni sentimenti, ma di fatti. Insegnaci ancora che l’angoscia della solitudine - che uccide il nostro tempo - può essere vinta solo dalla presenza dell’Amato, dalla mano, dalla voce di Qualcuno che ti chiama per nome e ti da del “Tu”.
Mi rialzo. Mi fermo fuori e mi perdo tra le luci del tramonto, cammino e prego. Che gioia. L’immenso vive".

Le domande

  • Che cosa è per te il Natale?
  • Perché secondo te s. Francesco considerava il Natale la festa delle feste?
  • Un Dio si è fatto Bambino: cosa significa per te?
  • Gesù ha scelto di nascere in una famiglia, tu come ti relazioni con i tuoi genitori, fratelli, sorelle?Cosa ti aiuta e cosa ti ostacola nella relazione con loro?

SULLA MADONNA 

Il testo
Da “Beata te che hai creduto” di Carlo Carretto

“…ho qui sotto il mantello, appesa al collo, la teca contenente l’Eucarestia. E’ un piccolo pezzo di pane consacrato dalla fede della Chiesa, lo porto con me, lo amo, lo adoro, ma… non è facile credere!
Non è così Maria? Non è così anche per te?
Non c’è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai.
Aveva ragione la tua cugina Elisabetta a dirti: “Beata te che hai creduto!”.
Sì, Maria, beata te che hai creduto.
Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento  che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza.
Nell’incarnazione gli estremi si sono toccati e l’infinitamente lontano si è fatto l’infinitamente vicino, e l’infinitamente potente si è fatto l’infinitamente povero.
Maria, capisci cosa hai fatto?
Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini.
Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell’eucarestia che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi.
Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell’umanità.
Che coraggio, Maria!
… Maria, credo come te che quel bimbo è Dio ed è tuo figlio, e lo adoro.
Adoro la sua presenza nella teca che porto sotto il mantello, dove lui è nascosto sotto il segno fragilissimo del pane, più fragile ancora della carne.
Sento te, Maria, che di tanto in tanto ripeti, come a Betlemme: “Dio mio, figlio mio”.
…ed io ti rispondo: “Dio mio, figlio mio”.
 
La preghiera
Vergine dell'Annunciazione, Carlo Maria Martini
Vergine dell’Annunciazione, rendici, Ti preghiamo, beati nella speranza;
insegnaci la vigilanza del cuore, donaci l’amore premuroso della sposa,
la perseveranza dell’attesa, la fortezza della croce.
Dilata il nostro spirito perché nella trepidazione dell’incontro definitivo
troviamo il coraggio di rinunciare ai nostri piccoli orizzonti
per anticipare, in noi e negli altri, la tenera e intima familiarità di Dio.
Ottienici, Madre, la gioia di gridare con tutta la nostra vita:
“Vieni, Signore Gesù, vieni, Signore che sei risorto,
vieni nel tuo giorno senza tramonto per mostrarci finalmente e per sempre il tuo volto.

 
La testimonianza di...
Gianluca

“E a te, Maria, Madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù!” Queste parole di Papa Francesco pronunciate durante l’udienza del mercoledì , imperdibile per mia madre e mia nonna fedelmente collegate su TV2000, risuonano dentro di me. Il Santo Padre evoca subito nella mia mente un’immagine ben precisa, la bellissima rappresentazione della Natività posta sull’altare maggiore della Chiesa dell’Adorazione Eucaristica perpetua della mia città: Maria che con estrema dolcezza alza un velo e mostra il corpicino radioso del Bambino Gesù ai pastori accorsi nella stalla di Betlemme. La luce “rimbalza” dal Santissimo Sacramento e consente di scorgere questa scena, ben integrata con la preghiera di tutti coloro che spesso si fermano in contemplazione.
Ecco che risulta poi quasi spontaneo farsi accompagnare dalla figura di “Maria che mostra Gesù”, un’immagine così bella e rassicurante, che sin da piccolo in verità mi accompagna. Ricordo infatti con commozione il nostro buon vice parroco Padre Carmine, che con dolcezza ci invitava alla preghiera di fronte alla Madonna delle Grazie compatrona della nostra città. Trattasi di una piccola icona raffigurante la Vergine ed il piccolo Gesù che compie da decenni il giro di tutte le parrocchie della città, accompagnata settimanalmente in processione dal devoto popolo.
Queste belle esperienze di fede, contribuiscono oggi a farmi vedere in Maria un chiarissimo ESEMPIO: di vita donata, di speranza praticata, di capacità di compiere scelte controcorrente, di fede nella Provvidenza scaturita da una costante relazione con la Parola di Dio meditata nel cuore.
Maria è sì ESEMPIO ma è soprattutto MADRE a cui poter ricorrere specialmente nei momenti duri: quando una malattia colpisce un tuo caro, quando è difficile trovare lavoro, quando occorre prendere decisioni importanti, quando sei andato “fuori strada”, quando il servizio nella Chiesa necessita di nuovo slancio per tornare all’essenziale … trovare Gesù, mostrare Gesù!
La MADRE c’è e con la sua presenza ci ricorda che siamo bisognosi di far entrare il suo Divin Figlio nella nostra vita, tutti i giorni, quotidianamente. Accoglierlo come lei lo ha accolto nel grembo, farsi guidare da Lui, coinvolgerlo nelle questioni di ogni giorno, in una relazione d’Amore che è straordinariamente concreta e si alimenta di Eucarestia, di Riconciliazione, di Preghiera, di Vangelo, di Carità… di vita buona!"

 
Le domande
Ci confrontiamo con gli atteggiamenti di Maria, con la sua fedeltà, la sua umiltà, la sua disponibilità piena al volere divino, il suo ascolto fattivo della Parola.

  • Ritrovi in te queste attitudini?
  • Quale aspetto ti sembra necessario consolidare nel tuo cammino di fede?
  • Sai fidarti di Dio come ha saputo fare Maria?
  • Siamo disposti ad arrenderci a Dio, a deporre le armi, le difese, le ricchezze, le nostre presunte intelligenze?
  • Ci decidiamo ad aprire completamente a lui la nostra esistenza, il nostro grembo vuoto perché Dio solo possa fecondarlo e farlo portatore di vita?