Non è passato molto tempo da quando la retorica del Natale si soffermava sull’inutilità del consumismo e dei regali. Oggi tutto si è “risolto”: la crisi ci obbliga a scelte di sobrietà. Ma questo non ci sottrae (mai) alla responsabilità di ricominciare ogni giorno percependo il bene che ci viene incontro e che siamo chiamati a condividere. Qui c’è un consumismo a cui possiamo attingere: quello che trasforma le nostre parole e i nostri gesti in regali d’amore per gli altri, regali per cui non avremo mai scialato abbastanza.
Perché la nostra è una storia visitata dall’amore di un Padre che da sempre è sollecito verso l’umanità. Questo ci dice il Natale. Che sarà buono, se lo sapremo vivere così per noi e per le giovani generazioni verso le quali siamo chiamati a spendere la nostra vita. Auguri, di cuore!
don Michele e il Servizio nazionale