Tante le domande che nascono nel momento in cui si ha a che fare con un nuovo incarico. Tanti i dubbi e la paura di non essere capace. Ciò che può salvarci è passare da un lavoro per 'uffici' a un lavoro per 'progetti'. La progettazione aiuta a mettere in ordine, a distinguere, definendo ruoli e valorizzando le competenze.
"Ieri mi ha cercato il Vescovo dicendo che voleva vedermi con una certa urgenza. Allora stamattina sono andato. Mi ha proposto di occuparmi dell’Ufficio di Pastorale Giovanile. Per la verità lo immaginavo, forse persino lo desideravo. Certamente un po’ lo temevo. Il dialogo è stato molto cordiale, a tratti persino confidenziale. Forse per la prima volta il mio vescovo mi ha detto che mi stima e che apprezza il mio lavoro. Peccato che desse anche la sensazione di volermi vendere a tutti i costi questa cosa.
Mi ero preparato una buona scusa per declinare la proposta: non posso lasciare dopo appena tre anni quello che sto facendo in parrocchia! Ma anche lui si era attrezzato: “infatti, abbiamo pensato di lasciarti in parrocchia dove stai facendo un ottimo lavoro, magari puoi rinunciare alla scuola che porta via molto tempo”. Così non devo rinunciare a nessun incarico, ne accumulo.
Tornando a casa ieri mi si affastellavano pensieri contrastanti: il fascino di incontrare tanti giovani, di organizzare eventi e immaginare esperienze nuove, insieme alla paura di affrontare una sfida troppo grande per la mia esperienza e le mie capacità. Il vescovo, i preti, i consigli diocesani, gli uffici di curia, il calendario annuale, la formazione, gli eventi, l’organizzazione… da dove si comincia?
In genere approfitto di ogni momento per tenermi aggiornato: sulla scrivania di un prete – e anche sul suo comodino – stanno sempre tanti libri, spesso - ahimè - a prendere polvere. Il Sinodo dei
giovani ha prodotto molti stimoli interessanti.
Adesso però io ho delle esigenze nuove: divoro le pagine tormentato da una domanda: “come si fa?”. Come si fa a trasmettere il Vangelo a questa generazione? Come si fa a coinvolgerli, accompagnarli, a metterli in cammino? Come si fa a farli incontrare con il Signore e ad aiutarli a sentire la sua chiamata?
Mi sento braccato da queste domande in modo nuovo e più esigente: non basta un po’ di disponibilità e buon cuore, occorre trovare risposte, anche per gli altri che mi guardano con quell’aria interrogativa, come se si aspettassero da me la soluzione. Mi accorgo adesso che il Vescovo mi ha detto di mettermi in cammino, ma ha dimenticato di indicarmi la meta, i compagni di viaggio e la strada da percorrere. Forse nemmeno lui lo sa".
Dal Diario di un incaricato diocesano di PG (Linee progettuali, capitolo zero)