Storie di padri e figli, storie di generazioni diverse. Marco Rossetti, Giacomo Ruggeri e Mattia cabrini mettono in scena atto unico, veloce e segnato che attraversa continuamente atmosfere reali e surreali, dove gli attori cambiano continuamente personaggi caldi e freddi in una alternanza di ritmo che è un’ottima sintesi poetica della vita. Un lavoro che mette in scena la complessità della relazione padre e figlio senza risolverla e romanzarla, ma semplicemente accogliendola come mistero e dono.
Una barca in viaggio e un albero di bastoni compongono il disegno di uno spazio surreale dai confini indefiniti abitato solo dalla relazione padre e figlio che vuole essere il vero centro della scena. La barca è ciò che permette la vita dell’uomo in mare e quindi custodisce e preserva, essa contribuisce a creare un’atmosfera sospesa e sfumata che non permette allo spettatore di identificare un luogo e un tempo preciso. Perché la relazione padre e figlio non ha tempo e spazio ma è tempo e luogo dell’umano. L’albero maestro è ciò che sostiene le vele che danno la direzione di un viaggio, ma l’albero di questa barca non assomiglia a quelli convenzionali. In viaggio due personaggi assurdi cercano un capitano che dia loro una direzione verso il diventare. Chi ? Che cosa? Un padre, un figlio. Una relazione complessa e densa di vissuti che viene raccontata come flash nella memoria e che trova casa nella mente arredata dello spettatore. Una relazione giocata sugli estremi tra lotta e tenerezza, distanza e consegna, assenza ed eredità. Gli attori cambiano continuamente personaggio passando da un registro più esplicito ad un altro più astratto e meta-teatrale mettendo così in scena la complessità della relazione padre e figlio perché in teatro, come nella vita, non tutto è comprensibile, ma tutto è rappresentabile.
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