Si prende la vita da dove viene, ci ha detto Papa Francesco.
E la vita oggi viene da qui, da questo terzo millennio che siamo chiamati ad attraversare, dalle sue novità che ci convincono fino ad entusiasmarci e da quelle che ogni tanto ci preoccupano.
Al contrario dei nativi digitali, che hanno un’assoluta dimestichezza con la rete, noi educatori fatichiamo a riconoscerci in questo universo.
Spesso biasimiamo, critichiamo e a tratti disprezziamo questo mondo digitale, ancorati a un passato dove, secondo noi, tutto era e andava meglio.
Diciamoci la verità: anche noi adulti siamo sollevati dal fatto che il dentista possa farci l’anestesia, che non dobbiamo andare in giro con ingombranti sacchetti di gettoni per telefonare e che non dobbiamo alzarci dal divano per cambiare programma televisivo...
In fondo, anche noi, al di là delle nostre romantiche nostalgie, apprezziamo vivere nella nostra epo-ca.
Un’epoca in cui il digitale si è inserito all’interno del reale, superando la divisione tra digitale/reale. Sicuramente è un’epoca diversa che - come la palla per un portiere - ci ha colti di sorpresa.
Ma è una situazione che decisamente conviene afferrare senza paure né nostalgie.
Preoccupandoci così tanto del mondo digitale, dimentichiamo ciò che conta realmente: ovvero che siamo educatori di splendidi bambini e ragazzi 3.0 e che il nostro ruolo è determinante per la loro crescita.
Nessun dispositivo meccanico, digitale potrà mai sopperire all’assenza di un educatore, in quanto la cura nella sua essenza è relazionale.
Quest’estate non potremo agire fuori dal nostro contesto temporale ed essere percepiti come fuori dal tempo, anacronisti.
In qualità di educatori, per prenderci cura degli altri, dovremo accettare la sfida del digitale, ricor-dandoci sempre che, tra digitale e reale, noi condurremo la relazione reale, che andrà oltre al tempo in cui ci relazioniamo nella chat.
Come in qualsiasi relazione educativa, non basterà l’improvvisazione, occorrerà all’interno delle chat di Whatsapp buon senso e professionalità. Bisognerà:
• Pensare a cosa scrivere e rileggere ciò che è stato scritto prima di inviare il messaggio.
Lo stesso accade anche quando parliamo vis a vis con i nostri ragazzi e bambini: se un bam-bino per la 3542326 volta ci dice cosa ha mangiato a pranzo nei minimi dettagli, noi non ri-spondiamo istintivamente, non diciamo la prima cosa che ci passa per la testa. Lo stesso do-vrà accadere nelle chat. L’aspetto positivo delle chat è che ci dà uno spazio e tempo di ri-flessione maggiore: prima di inviare il nostro pensiero, abbiamo la possibilità di rileggerlo e verificarlo sempre. Anche più volte. A differenza della realtà, in cui il nostro interlocutore aspetta la nostra risposta, nelle chat potremo prenderci maggior tempo per risponde.
• Scegliere se scrivere in privato o in gruppo
La situazione non è molto differente da quello che accade face to face. Vi sarà capitato nelle estati scorse di venire a conoscenza di qualche situazione delicata di un vostro bambino. Per esempio, scoprire che un bambino della squadra è diabetico e deve fare l’iniezioni di glice-mia più volte al giorno oppure che una bambina ha fatiche nella lettura e nella scrittura. In questi casi, la scelta di come relazionarci è in mano a noi educatori. Questa estate, quindi, avremo la possibilità di scegliere se scrivere nella chat di gruppo o in privato, al diretto inte-ressato. In qualità di educatori, sapete benissimo che mettersi nei panni dei bambini, ci per-mette di trovare la soluzione migliore.
• Motivare alla partecipazione
Inni, urla di gioia, balletti, mosse particolari, parole di conforto, suggerimenti non erano al-tro che dimostrazioni di esserci e strategie per motivare alla partecipazione il nostro gruppo. Questa estate, in una modalità differente, non dovremo far altro che fare lo stesso: esserci, rispondendo sempre ai messaggi, partecipando ai giochi per primi, ecc.
• Dichiarare le regole e gli obiettivi
Come in qualsiasi gruppo, dovremo preservare l’assimetria della nostra relazione educativa, definendo il nostro campo di gioco. Educatore - ragazzi. Sarà utile stipulare una specie di contratto con i nostri giovani, spiegando regole ed obiettivi della chat. Chiarire le regole: co-sa si può (e non) fare, cosa si deve (e non) fare, può permettere una gestione più facile della chat di gruppo. Poi, lo sapete meglio di noi, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo!
• Giocare in prima persona e dare l’esempio:
Quante volte ci siamo intrufolati in qualche gioco le estati scorse? O abbiamo partecipato in maniera determinante alla caccia al tesoro in gita? Abbiamo giocato, investito energie, sba-gliato e riprovato semplicemente per coinvolgere i ragazzi e dare l’esempio. Lo stesso dovrà essere fatto nella chat di gruppo: scrivere, produrre, mandare foto e video servirà a dare il buon esempio ai nostri ragazzi e a motivarli maggiormente.
Anche se a distanza, bisognerà fare quello che sappiamo far meglio: esserci e prendersi a cuore degli altri.