La comunicazione può essere descritta a partire da tre elementi o dimensioni. La prima è quella interattiva, supportata dalla facilità d’uso dei dispositivi e dalla disponibilità dell’accesso. Se, ad esempio, dovessi decidere di accedere e accendere un dispositivo per ogni tipologia di comunicazione, certamente avrei bisogno di maggiore tempo, con due conseguenze: un significativo aumento del tempo necessario alla presa di decisione (meno immediata e più ragionata) e un’importante riduzione del numero di messaggi e comunicazioni prodotte, snellendo il flusso comunicativo. La seconda dimensione è sociale. In una rete di relazioni e comunicazioni come quelle che avvengono nei social media, il punto centrale è dato dalla condivisione dei messaggi, dalla partecipazione al medesimo scenario. Sono sempre due le conseguenze: la necessità di un’educazione al digitale, fatta di autoregolazione e conoscenza dei linguaggi, e l'importanza di agire con responsabilità nel momento in cui è il soggetto a decidere con chi condividere i propri messaggi e quale tipo di relazioni attivare. La terza dimensione è quella autoriale, poiché la comunicazione non viene legittimata da un mediatore che autorizza la diffusione di quel dato messaggio (come succede per le redazioni) ma è affidata al soggetto stesso. «Siamo autori, partecipiamo alla sceneggiatura, dettiamo i contenuti, prendiamo posizioni e partecipiamo: non sono azioni automatiche, questo è chiaro, ed è per questo che vanno educate attraverso l’esempio, la riflessione e le buone pratiche» (Carenzio, 2018 in Brambilla, Rivoltella).
Mediare la comunicazione online
Gli elementi che segnano la comunicazione sincrona (pensiamo qui alle chat in Whatsapp, nei gruppi dedicati alle diverse attività) e asincrona, nei diversi ambienti di relazione, fanno riferimento ad alcuni elementi: velocità, sintesi, immediatezza, permanenza, presenza di linguaggi diversi (video, testi, audio). Si tratta quindi di una complessità importante. Riflettere sulle dimensioni discusse in introduzione e su questi elementi porta all’adozione di un comportamento responsabile, critico, “presente” e previene la diffusione di comportamenti di segno opposto basati sul concetto di “stupidità digitale” introdotto da Marc Prensky qualche tempo fa (Prensky, 2010) come cyberstalking, flaming, cyberbullismo, messaggi offensivi. Ecco che padroneggiare le “regole del comunicare”, imparare a essere bravi moderatori, è essenziale.
Quali attenzioni e quali domande possiamo porci? Se parliamo di regole, viene da sé chiedersi: quali regole? E come farle rispettare in un contesto non formale? Per rispondere a queste domande proviamo a ricorrere a un approccio educativo che pone l’accento sulla negoziazione e il confronto tra più soggetti coinvolti nella relazione: la pedagogia del contratto (Meirieu, 2002). Nei contesti pastorali parliamo di educatori, animatori e bambini: un incontro che deve nascere dalla condivisione del problema, dall’analisi delle possibili risoluzioni e della comprensione vicendevole delle emozioni possibili che si potrebbero creare. In questo caso specifico si tratta di negoziare le regole di utilizzo, come posso vivere al meglio lo spazio digitale che mi è dato?
Meirieu, nei testi sull’educazione, propone la co-costruzione di regole e soluzioni comuni. Il presupposto è dare valore ai soggetti. L’idea del contratto nasce dallo sviluppo e dalla crescita di entrambe le parti iscrivendo il tutto in un quadro di responsabilità condivisa. Ecco perchè non proporremo regole date, universali e capaci di lavorare bene in qualsiasi contesto, ma pensiamo sia meglio fornire alcune attenzioni relazionali che le singole comunità e gruppi possono mettere in forma in maniera collaborativa, con i ragazzi e con gli educatori. Solo così c’è garanzia che questo patto funzioni davvero.
Attenzioni relazionali
Vediamo ora alcuni aspetti importanti della dimensione relazionale delle web communities. Quando si attivano le relazioni in rete per prima cosa si deve tenere in considerazione che non ci troviamo davanti ad un luogo fisico e che ci si esprime attraverso una moltitudine di linguaggi come la scrittura, le emoji e immagini. Dunque il primo punto di attenzione è assicurarsi di scegliere la modalità di comunicazione che più di addice al tipo di messaggio che dobbiamo condividere e ai tempi in cui vogliamo che questo messaggio sia recepito e a quando ci aspettiamo una risposta. I media hanno potenzialità diverse e offrono modalità di interazione diversa, quindi capire come essi funzionano e quali potenzialità possono offrire è il primo step da seguire. In secondo luogo, quando si passa da una comunicazione faccia a faccia a una a distanze, quindi mediata e resa possibile da un sistema di tecnologie, è necessario tenere aperto il canale di comunicazione ovvero: “in Rete chi non si fa presente comunicando è come se non esistesse” (Maffeis e Rivoltella 2019: 7). Questa caratteristica ci chiede un'attenzione all’inclusione ancora maggiore rispetto alle relazioni in presenza: non solo ai linguaggi che utilizziamo, ma anche a uno sguardo attento verso chi potrebbe rimanere escluso dalla comunicazione in Rete. Questa esclusione potrebbe essere causata sia dalla mancanza delle necessarie tecnologie (una connessione internet veloce, un supporto adeguato), sia dalla mancanza delle conoscenze e competenze necessarie (per esempio per attivare videochiamate di gruppo, attivare un live streaming su Facebook, una diretta su Youtube ecc). Infine, nelle comunità online prevalgono forme comunicative emotive che mirano ad avere un impatto forte sui destinatari (Maffeis e Rivoltella 2019: 8). Gli effetti di questa forma di comunicazione può incentivare la solidarietà permettendo di portare conforto e far sentire la nostra vicinanza nonostante la lontananza fisica, ma al contempo anche portare al malinteso e al pettegolezzo. Se la comunicazione attraverso i media è impostata su una logica di condivisione, inclusione e solidarietà, allora come sottolinea Papa Francesco (2019) la Rete diviene una risorsa per implementare le relazioni.
Bibliografia essenziale
F. G. Brambilla, P. C. Rivoltella, Tecnologie pastorali, Morcelliana Scholé, Brescia 2018.
A. Carenzio, P. C. Rivoltella, M. Rondonotti (2019), Connessioni comunitarie: la media education nell’azione pastorale, in F. Bruni, A. Garavaglia, L. Petti (a cura di), Media education in Italia. Oggetti e ambiti della formazione, Franco Angeli, Milano.
I. Maffeis, P. C. Rivoltella (2019), Introduzione in, Papa Francesco, Dalle communities alle comunità. Commenti al Messaggio di Papa Francesco, ELS La Scuola, Brescia.
P. Meirieu (2002). I compiti a casa. Genitori, figli, insegnanti: a ciascuno il suo ruolo, Feltrinelli, Milano.
M. Prensky (2010), Homo sapiens digitale: dagli immigrati digitali e nativi digitali alla saggezza digitale, TD Tecnologie didattiche - 50.
A cura del gruppo Pastorale Web del CREMIT (Alessandra Carenzio, Elisa Farinacci, Eleonora Mazzotti, Marco Rondonotti), Università Cattolica del Sacro Cuore