Può sembrare solo una distinzione in termini, ma non è solo questo.
Se dico lavoretti penso a oggetti pronti da assemblare, lista di istruzioni da seguire, quadri da ricopiare e ricette da rispettare; una progressione operativa già chiara e definita che garantisce la corretta realizzazione dell’oggetto scelto.
Se penso ai laboratori penso ad esperienze che servono per sviluppare le abilità, intellettuali e manuali, per imparare a ragionare e per promuovere creatività e pensiero critico.
In qualità di educatori, sappiamo bene che il focus non è il lavoretto da riprodurre ma è il processo di sperimentazione: l’apprendimento, infatti, avviene attraverso i sensi, e quindi con il corpo che scopre, sperimenta, percepisce, tocca, sente e si muove.
I laboratori hanno un grande potenziale che non deve essere sottovalutato.
Per fare questo, è fondamentale che il laboratorio permetta ai nostri bambini di sperimentare, sbagliare, sporcare, provare e riprovare.
Il laboratorio è l’occasione per tirare fuori dall’altro: attenzione a non esagerare mai con le istruzioni, a non anticipare l’errore, a non permettere al bambino di emergere, di fiorire.
Gli occhi dei bambini diventano stellanti quando viene posto loro una sfida, perché non tradurre allora i nostri laboratori in continue sfide? Predisporre laboratori non in lezioni frontali ma in challenge?
Perché allora non costruire una pista delle biglie lunga 5 metri con la pasta di sale? Ideare un murales per la città da far approvare al comune? O realizzare un film da pubblicare online?
Quando anche nel laboratorio viene data ai ragazzi la possibilità di sbagliare, progettare e accettare sfide interessanti da mettere in mostra, non c’è dubbio che abbiamo fatto un buon lavoro: abbiamo dato l’opportunità ai nostri ragazzi di sperimentarsi e di scoprire che sono in grado di farcela.
Basta dare loro fiducia.