Volendo mantenere lo stile di Seme divento, con l’obiettivo di ribadire la necessità di una buona e consapevole progettualità educativa per poter attivare processi significativi, si è scelto di proporre una grafica sintetica (come quella delle schede del raccoglitore) nella quale vengono messe in evidenza • le domande degli educatori rispetto al tema (l’effettivo punto di partenza), vengono poi indicate • le finalità generali della scheda stessa che vengono poi declinate in obiettivi concreti e specifici attraverso • la presentazione di alcune attività che si possono fare con gli adolescenti per dare senso-direzione all’attesa del viaggio. Accanto alla grafica sintetica ci saranno altri testi e link (attività) che articoleranno l’offerta, sottolineando l’importanza di declinare ogni proposta secondo il proprio gruppo adolescenti, affinché sia il più incarnata possibile.
Sintetizzando, ogni scheda sarà composta da una grafica sintetica (organizzata su una facciata A4 in cui verranno riportate tre sezioni: A. Le domande per iniziare; B. La finalità della scheda; C. Alcune proposte operative) + un file attività (di lunghezza variabile, in cui saranno raccolte tutte le attività, i link e quant’altro sarà necessario per sostenere la progettazione degli educatori).
Esempio di impostazione grafica sintetica:
A. Le domande da cui partire
La progettazione educativa inizia guardando il dato di realtà che si ha di fronte e ponendosi delle domande che aprano a un percorso condiviso e realistico.
B. Le finalità da esplicitare
Lo specifico della proposta ha una prospettiva ampia, un orizzonte verso cui orientarsi (volgersi verso dove sorge il sole) che va esplicitato, ma allo stesso tempo ha bisogno di essere articolato in obiettivi parziali e possibili. Significa introdurre consapevolmente una logica di gradualità nella progettazione educativa.
C. Gli obiettivi parziali declinati nelle attività
In base al gruppo di adolescenti che si ha di fronte e alla sua storia si possono scegliere attività e obiettivi diversi. È necessario uscire da na logica scolastica per cui “tutti devono sapere/fare la stessa cosa”. L’incontro della comunità cristiana con gli adolescenti è qualcosa di itale, che tocca corde intime, profonde e che deve riconoscere a ciascuno i propri tempi, senza rinunciare a proporre e a provocare chiamare-fuori).
Le tre schede avranno i seguenti temi:
1. Il senso del pellegrinaggio. L’invito e la decisione di mettersi per strada. I tanti desideri e motivazioni dei ragazzi, spesso confusi, che possono essere portati alla luce e armonizzati. Le finalità e le attese degli educatori da coniugare con una buona progettazione affinché l’intenzionalità educativa sia condivisa dall’équipe.
Le opportunità del viaggio, del muoversi insieme e singolarmente: dare delle regole, offrire delle opportunità: la vita altra rispetto a quella sul divano. Il viaggio per prepararsi e vivere l’incontro: il valore dell’esperienza, il senso della meta, il tesoro che muove i passi e non fa girare a vuoto…
2. Giovanni 21. Il brano che conclude il quarto vangelo (prediligeremo in questa scheda la prima parte: Gv 21,1-14) è la rilettura pasquale che dà compimento all’esperienza dei discepoli di Gesù (“venite e vedrete” Gv 1,39) e indica una direzione di sguardo e di azione a tutti i battezzati, coloro che sono stati immersi nell’acqua, nella memoria della morte e resurrezione del Signore. Cosa significa leggere un brano di vangelo con gli adolescenti? Quale approccio seguire? Quali limiti e quali opportunità? E gli educatori di quale lettura, quale conoscenza hanno bisogno per essere al fianco dei ragazzi anche in questo incontro con la Parola?
Si propongono, in particolare, due figure-dinamiche che permettono un approccio più evocativo con gli adolescenti: la prima l’alzarsi e andare a pescare di Pietro, seguito dagli altri, la seconda il tuffarsi, il rischiare, l’immergersi in relazione alla vocazione battesimale, ma non solo. L’obiettivo è quello di offrire agli adolescenti una lettura delle Scritture che sia accogliente, ospitale e significativa per chi “vuole intendere”.
3. Il senso del ritorno. È il tempo dalla raccolta dopo la semina, quindi un tempo lungo, disteso, capace di pazienza e presenza in grado di fare memoria in una prospettiva ermeneutica: non offre significati predeterminati, ma accompagna la ricerca di senso, sostenendola, stimolandola con altre domande ed esperienze.
La verifica per gli educatori avrà quindi due tempi: uno stretto su quanto è avvenuto durante il pellegrinaggio, ma anche uno largo capace di farsi ulteriori progettazione e rilancio, riconoscendo i tempi imponderabili per un nuovo germoglio. È quando si cercano le parole per raccontare (e ascoltare) ciò che è stato che l’esperienza può rendersi compiuta, capace di orientare lo sguardo verso il futuro e non ripiegarsi nostalgicamente sul passato, a volte mitizzato.