SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’estate di Nembro: rimettersi in gioco

A Nembro un surplus di organizzazione per potere accogliere tutti insieme in sicurezza e un parroco che non molla.
24 Settembre 2020

Presenza. Durante il periodo più duro, col volontariato casa per casa. Nell’estate rivoluzionata, col sorriso e una vicinanza in sicurezza. Nembro, lo spicchio di val Seriana così tragicamente toccato dal Covid, ha saputo mantenere strette le relazioni pur nella distanza, in particolare grazie al cuore pulsante dell’oratorio. Serenità e riflessione, impegno e leggerezza ritrovata. Anche così una comunità riparte. «Per assurdo, non abbiamo mai fatto tante attività estive come quest’anno», sorride don Matteo Cella, curato dell’oratorio San Filippo Neri di Nembro.

Si è partiti con il centro estivo, addirittura sviluppato su un periodo più lungo del solito, da fine giugno a inizio agosto: «Nelle prime quattro settimane abbiamo coinvolto 380-390 persone, nelle due settimane aggiuntive altre 250-260 persone – spiega il curato –. È stato un tempo di sperimentazione, abbiamo riorganizzato tutto per adattarci alle misure sanitarie. La fortuna è stata la collaborazione stretta con il Comune e gli enti del territorio. È stata una sfida complessa da gestire, ma che ha permesso di aprire molte porte. Gli educatori si sono sentiti molto responsabilizzati, le famiglie sono state molto collaborative. Si è colto davvero il senso di un inizio di ripartenza».

Passo dopo passo questo cammino s’è arricchito molto. Per esempio, con un festival culturale che ha ospitato relatori di portata nazionale, organizzato dietro le quinte dai ragazzi dell’oratorio: «Nembro ha vissuto la pandemia, i lutti, è stata

al centro dell’attenzione per questo. Ma è maturato anche dell’altro, in quelle settimane dure – riflette don Cella –: sia delle domande, sia la voglia di mettersi in gioco, con buone intuizioni che non volevamo lasciar cadere». Il cammino non è stato solo metaforico, perché don Matteo, con un gruppo di adolescenti, ad agosto ha preso la bicicletta e ha iniziato un viaggio sino a Trieste; poi, ecco anche un fine settimana per un piccolo gruppo di adolescenti nelle Cinque Terre: «Era giusto cercare di replicare, con tutte le attenzioni del caso, una piccola esperienza di campo estivo, da sempre il cuore pulsante dell’estate per i giovani dell’oratorio – prosegue il sacerdote –. La meta ci ha permesso di tornare sui grandi temi di questi mesi: la voglia di incontro con le persone, la scoperta del territorio». A settembre, per undici sere, è rivissuta anche la sagra dell’oratorio: «Abbiamo riorganizzato tutto, con numero chiuso, prenotazioni, distanze. Un grande sforzo, ma ne valeva la pena: anche in questa occasione, i ragazzi hanno consolidato la propria capacità di promuovere il territorio, di essere una forza trascinante che impatta sulla realtà». Tra l’altro, durante la Mostra del Cinema di Venezia il cinema dell’oratorio San Filippo Neri ha ricevuto il Premio Carlo Lizzani dedicato al miglior esercente della stagione, «come simbolo di coraggio ed esempio di ripartenza».

«È stata un’estate di crescita», conclude don Cella, in cui i ragazzi «si sono dimostrati capaci di grande responsabilità e tenacia». Ora, la continuità è un’ulteriore sfida: «Ci stiamo interrogando su come far ripartire la catechesi, per esempio. La sensazione è che non

sia per forza necessario ripartire come prima, ripetere il solito calendario, le solite modalità. Serve tempo per interrogarsi e capire quali sono le opportunità e le priorità. In questi mesi abbiamo consolidato l’oratorio come casa accogliente e di tutti: una comunità dove si può stare insieme, in sicurezza e osservando le regole, ma con la spontaneità del potersi esprimere».

(Luca Bonzanni @Avvenire 23.09.20)