Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile festeggia un ventennio a sostegno delle diocesi italiane
Vent'anni! È del 25 marzo 1993 l'atto ufficiale di fondazione del Servizio nazionale di pastorale giovanile. Da qui parte una storia che dà inizio al suo percorso presso la Segreteria generale della CEI, per la verità diciotto mesi prima, ma nell'informalità.
Vent'anni: una bella età. Perché c'è un po' di storia da raccontare. Da quando don Domenico Sigalini iniziò a raccogliere gli incaricati diocesani, a incontrare i primi collaboratori - per lo più volontari, perché gli uffici diocesani erano stati costituiti da pochissimo tempo-, a raccogliere le indicazioni degli orientamenti pastorali di quegli anni (Evangelizzazione e testimonianza della carità). Orientamenti che chiedevano al Servizio nazionale, e oggi come ieri, di impegnarsi a collaborare affinché in ogni diocesi non manchi una organica, intelligente e coraggiosa pastorale giovanile. Così si esprimeva il comunicato dei lavori del Consiglio episcopale permanente del 22-25 marzo 1993, chiedendo al Servizio di favorire la formulazione di precisi progetti educativi per le giovani generazioni.
Nel frattempo i raduni delle Giornate mondiali della gioventù prendevano consistenza, fino a vivere una vera e propria esplosione prima a Parigi nel 1997 e poi a Roma nel 2000. L'ultimo decennio ha visto il passaggio di altri due direttori al Servizio nazionale: don Paolo Giulietti e don Nicolò Anselmi. Non sono mancati altri eventi particolarmente significativi e coinvolgenti: le Gmg di Colonia e di Sidney, l'Agorà di Loreto nel 1997, fino ad arrivare alla Gmg di Madrid che ha visto ancora una partecipazione straordinaria di giovani italiani. È stato un decennio intenso: i grandi eventi sono stati l'occasione buona per provare a radunare i giovani attorno ai propri vescovi, per tentare di impostare una pastorale giovanile ordinaria, per cercare il respiro di un tempo forte capace di entrare in dialogo con l'ordinario.
Vent'anni: è l'età dei sogni. C'è abbastanza storia nel cuore di un ventenne, per poter cominciare a dare corpo e a mettere le gambe ai propri desideri, a ciò che l'affaccio sulla vita l'adolescenza ha mostrato solo come una promessa. Credo che oggi il Servizio nazionale di pastorale giovanile debba avere il coraggio di raccogliere una grande sfida: permettere ai sogni di non essere un dormire ad occhi aperti, ma di essere una visione capace di tradurre la vita buona del vangelo. I sogni sono un diritto inalienabile dei giovani, perché nei sogni Dio parla e rivela qualcosa di vero e profondo sul futuro, basta leggere i numerosi racconti della Bibbia a questo proposito. Eppure essere sognatori deve renderci profeti: la cura quotidiana della vita che cresce merita gesti e parole di grande attenzione e responsabilità.
Oggi, dopo vent'anni, il Servizio nazionale può promettere questo: di continuare ad essere, appunto, un servizio alle diocesi italiane che sia di sostegno e stimolo alla pastorale giovanile ordinaria; che aiuti a mettere insieme gli eventi con la vita quotidiana di ragazzi, adolescenti e giovani impegnati nei loro cammini di maturazione e di crescita; che sostenga ogni azione educativa di animatori ed educatori, aumentandone la capacità, l'intelligenza e il coraggio progettuale. C'è molto da fare. Raccogliamo la sfida: le strade della storia incrociano sempre i pensieri di Dio; cercarli insieme ai giovani che crescono sarà sempre un'avventura piena di fascino.
A questo punto si dovrebbero invocare i santi patroni della gioventù. Volentieri, perché i fratelli maggiori sono sempre dei grandi protettori. Ma mi piace ricordare la festa nella quale il Servizio è nato: l'Annunciazione. Cosa c'è di più bello dell'irrompere improvviso e sorprendente di Dio nella storia degli uomini, chiedendo la collaborazione di una giovane ragazza di Nazareth? Cosa c'è di più sconvolgente di un Dio che decide di farsi così vicino all'uomo da intessere la propria presenza con la sua carne? Cosa c'è di più bello per i nostri progetti di azione e di cammino a fianco dei giovani? Al Signore che sceglie la logica dell'incarnazione, a Maria che accetta l'impensabile, affidiamo il cammino e il sogno di una Chiesa che decide di non abbandonare i suoi figli a se stessi. (Michele Falabretti)