Con la credibilità del testimone
29. Ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni, e diventa educatore
quando ne assume i compiti relativi con la dovuta preparazione e con senso di responsabilità.
L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria
umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di
dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla. La passione
educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo attraverso
un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto
illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo.
L’educatore compie il suo mandato anzitutto attraverso l’autorevolezza della sua persona.
Essa rende efficace l’esercizio dell’autorità; è frutto di esperienza e di competenza, ma si acquista
soprattutto con la coerenza della vita e con il coinvolgimento personale. Educare è un lavoro
complesso e delicato, che non può essere improvvisato o affidato solo alla buona volontà.
Il senso di responsabilità si esplica nella serietà con cui si svolge il proprio servizio. Senza
regole di comportamento, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, e senza
educazione della libertà non si forma la coscienza, non si allena ad affrontare le prove della vita,
non si irrobustisce il carattere.
Infine, l’educatore si impegna a servire nella gratuità, ricordando che «Dio ama chi dona con
gioia» (2Cor 9,7). Nessuno è padrone di ciò che ha ricevuto, ma ne è custode e amministratore,
chiamato a edificare un mondo migliore, più umano e più ospitale. Ciò vale pure per i genitori,
chiamati non soltanto a dare la vita, ma anche ad aiutare i figli a intraprendere la loro personale
avventura.
Passione per l’educazione
30. Quanti accettano la scommessa dell’educazione possono talvolta sentirsi disorientati.
Viviamo, infatti, in un contesto problematico, che induce a dubitare del valore della persona umana,
del significato stesso della verità e del bene e, in ultima analisi, della bontà della vita. Ciò
indebolisce l’impegno a «trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo,
regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita»52. Tali
difficoltà, però, non sono insuperabili; «sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di
quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente
l’accompagna»53.
Illuminati dalla fede nel nostro Maestro e incoraggiati dal suo esempio, noi abbiamo invece
buone ragioni per ritenere di essere alle soglie di un tempo opportuno per nuovi inizi. Occorre, però,
ravvivare il coraggio, anzi la passione per l’educare. È necessario formare gli educatori,
motivandoli a livello personale e sociale, e riscoprire il significato e le condizioni dell’impegno
educativo. Infatti, «a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico, dove i progressi
di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale
delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è
sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in
proprio, le sue decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere
ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale»