Tutti i ‘grandi’ della pastorale giovanile hanno vissuto lo stile della prossimità, a partire da don Giovanni Bosco: la sua scuola era il cortile. Così il salesiano don Rossano Sala ha sottolineato l'importanza di uno stile educativo fatto di “familiarità e contatto”. E' necessario evitare una “prossimità giovanilistica”, per vivere la relazione all’insegna di “una castità coltivata con maturità ed equilibrio affettivo” che renda l’educatore “strada verso Dio” per tutti i giovani che gli sono affidati. E' fondamentale - ha detto Sala - la "corresponsabilità”, in modo tale che la pastorale giovanile non sia mai una “proposta passiva”. “Mi dai una mano?” era la battuta che don Bosco faceva per entrare in relazione con i suoi giovani, e così “siamo chiamati a coinvolgere in modo radicale i giovani con i quali vogliamo vivere l’esperienza del Vangelo”.
La “chiave” che rende possibile ogni pastorale giovanile è vivere uno stile di “prossimità”, accompagnato da “un cammino di ascesi e temperanza che faccia maturare una relazione saggia tra gli educatori e i giovani loro affidati”. “Senza vicinanza - ha detto il religioso - diventeremo solo uomini dei principi”.