«Nella foto in bianco e nero di settant’anni fa che avevo fatto ingrandire e che riempiva una parete dell’oratorio c’era tutto il paese della Bergamasca dove ero prete: al seguito di una processione, le donne con i bambini per mano; fermi ai bordi delle strade con le biciclette a mano, i mariti erano lì per farsi vedere dalle mogli. Fuori campo, un gruppo di adolescenti in coda per salire sulle giostre. Ora viviamo la stessa condizione, l’appartenenza alla Chiesa è per tutti ma non di tutti. E quelli ai bordi sono proprio i ragazzi di oggi». Si affida a un’immagine don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile per chiedere ai 400 partecipanti al XVII Convegno dal titolo “La fede nell’imprevedibile” di Lignano Sabbiadoro (Udine), di «rompere le regole del gioco e uscire a cercare quei ragazzi della foto». Già dal titolo dell’incontro, spiega il sacerdote, «ci siamo affidati a un’immagine presa da Maria Zambrano, filosofa spagnola del secolo scorso che invita ad aver fede nell’imprevedibile. Sono molti i segni di fatica che questo tempo ha messo in evidenza, ma sono altrettanti i segnali positivi e le opportunità che vengono offerte». E questo tempo post pandemico ci aiuta «ad affrontare con più coraggio il futuro».
Ma a fragilità, isolamento e disorientamento come si può rispondere? «Con alleanza, servizio e ascolto, come compagni di cordata – è la risposta –. Prospettive necessarie per camminare e punti di riferimento da riscoprire insieme. Un’attenzione particolare va data proprio agli adolescenti perché hanno patito molto durante la pandemia. Dal distanziamento all’isolamento il passo per molti è stato breve e il bagaglio di sofferenza pesante, come ci hanno spiegato in questi giorni lo psicologo Matteo Lancini e il pedagogista Franco Nembrini. L’impegno educativo significa ridare fiducia alle relazioni e alle esperienze con il mondo giovanile superando alcune criticità, come la distanza che a volte si percepisce tra i ragazzi e la comunità ecclesiale in cui vivono. Riprendersi per mano, tornare a fare alleanza, rinvigorire lo spirito di servizio che il Vangelo mostra come forza per il mondo».
A questo proposito padre Giacomo Costa, gesuita e consultore della Segreteria generale del Sinodo, nel corso del suo intervento, ha ricordato ai delegati di pastorale giovanile arrivati da tutta Italia che proprio loro hanno «ottime carte da giocare per costruire un dialogo con il mondo fuori dai confini dell’oratorio». Ma non solo, ha aggiunto: «Il cammino sinodale che stiamo vivendo oggi in Italia è in parte generato dall’imprevedibile perché è un frutto bello del Sinodo dei giovani del 2018 che ha dato la sveglia alla Chiesa».
Falabretti ha poi approfittato dell’incontro nazionale («finalmente siamo tornati a vederci da vicino») per tracciare un bilancio dei suoi dieci anni alla guida del Servizio nazionale: «A settembre avrò terminato il mio mandato – ha spiegato –, ma c’è un’ipotesi concreta che venga prorogato fino alla Gmg di Lisbona dell’agosto 2023 così da finire il lavoro iniziato in Portogallo». Tanti i passi computi in questo decennio da Falabretti che ha guidato tre Giornate mondiali della gioventù (Rio 2013, Cracovia 2016, Panama 2019), cinque convegni nazionali (Genova 2014, Brindisi 2015, Bologna 2017, Terrasini 2019, Lignano 2022), il Sinodo dei giovani del 2018 e il Progetto pastorale “SemediVento” (2021) dedicato proprio agli adolescenti. «Si tratta di uno strumento che va rilanciato. Non è nato in risposta alla pandemia – ha infatti precisato –, ma per aiutarci a ripescare i ragazzi che troppo spesso si allontanano dalla fede dopo la Cresima e che hanno voglia di essere accolti. Diciamoci la verità: chi tra noi se li aspettava quegli 80mila adolescenti che il 18 aprile sono saltati sui pullman e riempito piazza San Pietro? Ci hanno davvero stupiti con il loro entusiasmo e la loro voglia di ripartire».
Daniela Pozzoli, @Avvenire 04/06/2022