SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I laboratori

Nella mattinata del 22 febbraio, i partecipanti al convegno verranno divisi in gruppi per partecipare a un laboratorio e confrontarsi sulle prassi educative. Il laboratorio è stato pensato con l'aiuto di Luigi Regoliosi. Per chi non lo conoscesse: psicologo e pedagogista, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica di Brescia. Consulente di […]
2 Febbraio 2017

Nella mattinata del 22 febbraio, i partecipanti al convegno verranno divisi in gruppi per partecipare a un laboratorio e confrontarsi sulle prassi educative.

Il laboratorio è stato pensato con l'aiuto di Luigi Regoliosi. Per chi non lo conoscesse: psicologo e pedagogista, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica di Brescia. Consulente di enti pubblici e privati nel campo delle politiche giovanili. E' autore di saggi e ricerche sul disagio giovanile, la prevenzione, il lavoro di strada, la consulenza socioeducativa. È stato Giudice onorario presso il Tribunale minorenni di Milano. E' direttore della Scuola di Counselling Professionale Sintema (attiva già dal 1994 nel campo della ricerca, della consulenza e della formazione).

I termini dell'educare
L’educazione nasce con l’uomo. Gli animali superiori accudiscono, non educano.
All’uomo non basta il suo patrimonio di istinti per affrontare i propri compiti. Dunque
è innato nell’uomo il bisogno di essere educato, e l’educazione fa parte della
vita di relazione tra l’uomo adulto e il piccolo.
Ma che cos’è educare? E perché è così difficile definire l’educazione?
A differenza di altre attività umane l’educazione è profondamente intrecciata con
la routine quotidiana. Quando un adulto e un piccolo condividono lo stesso spazio-
tempo, si instaura sempre una relazione potenzialmente educativa.
Prima conseguenza: l’educazione non si colloca in spazi e tempi separati.
Normalmente si educa mentre si sta facendo qualcosa d’altro (mentre si gioca, si
aiuta a fare i compiti, si accompagna in auto un ragazzo…).
Seconda conseguenza: l’educazione è un atto di volontà. Bisogna decidere
di educare, per tradurre quella potenzialità in un intervento efficace. Dunque se
è innato il bisogno di essere educato, non è innato l’istinto di educare. L’accudimento
è istintivo, l’educazione è frutto di una scelta.
Perché è diventato così difficile? Per le passate generazioni educare poteva apparire
un atto naturale. Si educava così come si era imparato dai genitori e dai nonni,
ripetendo i loro gesti con piccoli aggiornamenti. Ma c’è stata una rottura di questa
tradizione. È venuto a mancare il supporto di una cultura condivisa.

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