Il titolo del nostro convenire, 'Il cantiere e le stelle', si riferisce a un passo delle Città Invisibili di Italo Calvino.
Ne riportiamo il brano per intero:
Chi arriva a Tecla, poco vede della città, dietro gli steccati di tavole, i ripari di tela di sacco, le impalcature, le armature metalliche, i ponti di legno
sospesi a funi o sostenuti da cavalletti, le scale a pioli, i tralicci.
Alla domanda perché la costruzione di Tecla continua così a lungo? gli abitanti senza smettere dissare secchi, di calare fili a piombo, di muovere
in su e in giù lunghi pennelli, Perché non cominci la distruzione, rispondono.
E richiesti se temono che appena tolte le impalcature la città cominci a sgretolarsi e a andare in pezzi, soggiungono in fretta, sottovoce:
Non soltanto la città.
Se, insoddisfatto delle risposte, qualcuno applica locchio alla fessura duna staccionata, vede gru che tirano su altre gru, incastellature che rivestono
altre incastellature, travi che puntellano altre travi.
Che senso ha il vostro costruire? domanda.
Qual è il fine duna città in costruzione se non una città? Dovè il piano che seguite, il progetto?
Te lo mostreremo appena termina la giornata; ora non possiamo interrompere, rispondono.
Il lavoro cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere. È una notte stellata.
Ecco il progetto, dicono.
(Le città Invisibili, Italo Calvino)