“Essere discepoli non è conoscere qualcosa, ma vivere con qualcuno”. Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lo ha ricordato ai ragazzi riuniti nel Teatro dell’Universidade Estadual di Rio per la catechesi del secondo giorno. “il discepolo – ha sottolineato – è colui che ha rinunciato alla propria libertà per assumere la libertà di Dio, che resta quanto e dove vuole Gesù perché se non siamo i timonieri del nostro tempo con Lui, il Signore si fa vedere sempre e ovunque”. Il card. Bagnasco ha fatto riferimento alle figure di Pietro e Andrea, i discepoli di Giovanni Battista, per spiegare in cosa consiste “seguire” il Signore, “andare a vedere dove abita” fidandosi di Lui e non avendo paura di trasformare una conoscenza in un incontro reale, “che è fatto di ascolto, dialogo, di parole, ma che avviene solo se ci si mette il cuore e si è disposti ad incontrare il cuore dell’altro”. Sono i Sacramenti, ha detto il cardinale, che “ci fanno incontrare ciò che le Scritture ci fanno conoscere”.
Ai diversi gruppi presenti – tra i quali quelli di La Spezia, Roma, Parma, Sassari, Ales-Terralba e Lugano – Bagnasco ha ribadito che “la fede è una risposta d’amore all’amore di Dio che ci ha creati per amore e non per affermare la sua onnipotenza”. L’amore, ha aggiunto, “è serio ed impegnativo”, mentre “ne abbiamo fatto una poesia melensa, una suonata di violini”. “Tutti vogliono essere amati, ma siamo disposti ad amare?”, ha chiesto Bagnasco che nel suo intervento ha citato Frassati, Moscati, Madeleine Delbrêl. Persone che hanno incontrato Cristo, testimoni del senso autentico dell’amore che è “un continuo uscire da noi stessi per andare incontro agli altri”. “Non è un brillare e un apparire, ma un consumarsi”, ha scandito. “Non possiamo fare i discepoli – ha ribadito - stando alla finestra senza scendere per le strade”. Senza paura, sapendo che “la speranza definitiva, piena, è Dio che in Cristo si è rivelato volto, presenza, compagnia”.