Entrando nel Santuario di Nossa Senhora das Graças da Medalha Milagrosa, nel quartiere Tijuca, lo sguardo viene subito attirato dalla grande statua della Vergine, posizionata sull’altare: avvolta nel suo manto azzurro, sembra venirti incontro amorevolmente. Il sole filtra dalle vetrate. Una piccola delegazione della Bulgaria si prepara con gli auricolari per ascoltare la traduzione in simultanea e i ragazzi del gruppo della Campania mettono in moto le loro energie cantando e ballando. “Ero tanto triste, ora sono felice perché Cristo mi ha preso per mano e mi ha portato con sé”, recita uno dei ritornelli. Che, nella sua semplicità, dice come l’incontro con il Signore possa cambiare la vita di chi decide di seguirlo. La missionarietà, quell’urgenza di trasmettere con gioia la propria fede agli altri, è stato il tema dell’ultima catechesi. “Siamo chiamati, anzi invitati, ad annunciare agli altri ciò che abbiamo visto, ascoltato, toccato: se troviamo un tesoro, che può essere il senso della vita, la luce che illumina le tenebre, la vera speranza, l’amore affidabile, la strada della vita senza fine, non possiamo trattenerlo per noi”, ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “La missionarietà – ha spiegato – nasce dal bisogno di condividere questa gioia, dalla compassione per il mondo: dobbiamo essere i Samaritani che del mondo curano le ferite spirituali e materiali, soprattutto annunciando il Vangelo”. E poi, ha sottolineato il card. Bagnasco, la missionarietà nasce “dalla nostra amicizia con Gesù senza la quale saremmo dei postini e non dei messaggeri”.
Di fronte ad “un mondo che chiede a noi credenti non cosa crediamo, ma che significato ha la fede per la nostra vita”, la missionarietà non deve mai disgiungere la testimonianza dall’annuncio. “Bisogna avere – ha detto il presidente della Cei - la coerenza di vita, ma anche il coraggio della parola”. In ogni realtà e soprattutto, ha ricordato citando Paolo VI, “in quei luoghi dove si fa cultura, dive si decidono le linee dia zione di una società”. L’annuncio è infatti fondamentale “per ispirare un nuovo umanesimo” e rinnovare una società dove “l’uomo sta perdendo se stesso, crede di poter nascere e farsi uccidere in qualunque momento”. Ecco perché l’impegno missionario deve portare i cristiani in ogni ambito, da quello sociale a quello politico. Senza “snobbare mai la pastorale ordinaria”, ha raccomandato il card. Bagnasco. E ricordando che “nella missionarietà nessuno è un battitore libero”.
In quest’ottica, prima di un dialogo sincero e interessante con i giovani, il presidente della Cei, ha suggerito di fare con una certa frequenza degli incontri di verifica nei gruppi per capire “cosa abbiamo tentato di fare per annunciare Cristo”.