Annuncio è una parola rischiosa, coraggiosa. La notizia reca in sé mittente e destinatario, connota uno spazio vitale dove si intrecciano domande e risposte, accoglienza e responsabilità. Richiede, pertanto una frequentazione di confine tra ciò che è già stato, ciò che avviene, ciò che dovrà accadere. Segna un punto di svolta, uno snodo, mette in condizione di prendere posizione riguardo a sé, per trovarsi in uscita verso l’altro. La vita è un annuncio perché esistiamo in quanto chiamati, e realizziamo noi stessi cercando di dare nome alle cose, alle situazioni, alle persone. Non siamo sul piano delle informazioni, ma su quello più arduo e rilevante della relazione significativa con la storia che accade.
Ci si trova coinvolti in prima persona in questa opera/arte di comunicazione di sé, di consegna e di affidamento. Annuncio ha a che fare con le parole, prima cercate e sognate nell’ambito
non ben definito del sentimento, poi raccolte e organizzate nel complesso mondo del pensiero, quindi promosse e amplificate dal tono vivace della voce, finalmente realizzate e sostenute dalla pratica creativa dei gesti. Annuncio è il tratteggio di un percorso che coinvolge l’io e il tu nell’evento comunitario del dialogo, luogo e tempo per sentirsi partecipi e collaboratori della felicità dell’altro, simpatici mai indifferenti. Annuncio è una parola da dare e dire con i giovani; in quanto interlocutori privilegiati del futuro, sentano che la vita, l’amore, li tocca, li raggiunge nella bellezza di un incontro che salva.
Un gioco di parole e silenzi dove poter essere accolti per quello che si è, uno scambio di doni e prospettive per affrontare le sfide. Annuncio è lo stile della compagnia, la parola certificata che non sei da solo, che ognuno deve fare la propria parte per poter agire insieme la speranza. Si avverte una novità, una spinta verso un altrove, la possibilità del superamento e del cambiamento. Un invito a compiere un pellegrinaggio, seguendo le migrazioni
di una parola che porta a lasciare certezze già acquisite, le argomentazioni della lettera, il rigore dottrinale. Viandanti, pellegrini, cittadini del mondo! Con una meta da contemplare, un motivo da custodire, una voce da seguire, una strada da inventare. Si svela così il mistero della propria vita che non risponde alla logica neutrale e fissa, ma è un’esperienza di liberazione e di condivisione, tra un’eredità ricevuta e una promessa da conquistare.
Annuncio non chiude il discorso, orienta verso uno scopo comune, non è formale, favorisce la sperimentazione delle idee, la costruzione delle storie. Punta sulla fragilità della parola amore, e quindi sulla forza dello spirito che accompagna le scelte, illumina i passi, anima le azioni. Annuncio è prima di tutto l’impeto del soffio, il respiro di Dio nell’umano.
Don Michele Birardi © Avvenire, 17 luglio 2019