Spiaggia di Copacabana, ore 16.30. Tra poco il Santo Padre darà inizio alla Veglia tanto attesa dalle centinaia di migliaia di pellegrini accorsi da ogni dove per partecipare e pregare con lui. I giovani che voglio mostrare al mondo la propria identità cristiana si sono fatti missionari, così come è stato chiesto loro nelle catechesi, e sono tutti qui, in attesa di colui che li ha chiamati, il Papa.
Circa 180 le nazioni presenti, rappresentate dai ragazzi che portano molteplici e variegate bandiere piantate fieramente nelle piazzole preparate per la notte. Sono state pazientemente disegnate dai pellegrini per assicurarsi di vegliare con Francesco e ritrovarlo domattina alla Messa d’invio.
Si possono contare più tende, teli e sacchi a pelo che granelli di sabbia. C’è la parrocchia dei “Martiri canadesi” di Roma che ha creato un vero e proprio campo base. Ci sono gli svizzeri (precisi e ordinati come sempre) posizionati sotto il maxischermo, c’è anche la Repubblica di Pisa (una piccola bandiera portata da un italiano sulla stessa asta del tricolore). Ci sono i vessilli delle associazioni e dei gruppi. Nell’attesa, non manca chi, approfittando della prima giornata di sole dopo tanta pioggia, si concede un tuffo nell’oceano o si diletta con qualche calcio al pallone.
Un anziano sacerdote prega col suo breviario, all’interno dello spazio irlandese, mentre sulla strada - resa linda da decine di diligenti spazzini - passa un pulmino che recita sul fianco “O coração do mundo bate aqui” (il cuore del mondo batte qui). Si respira gioia a pieni polmoni. La stessa che Francesco ha chiesto ieri pomeriggio ai trentamila argentini accorsi per ascoltarlo. “Fate lio” ha detto, invitando i giovani ad esprimere l’entusiasmo che è in loro. Sicuramente l’appello non è stato disatteso.