“Pensando a come descrivere l’inizio della nostra avventura di pellegrini della GMG di Rio 2013, la prima parola che mi viene in mente è Provvidenza. Tutto è cominciato più o meno un anno fa: con una decina di giovani una domenica di fine novembre abbiamo ideato un autofinanziamento per il viaggio…
Quel giorno nel nostro cuore faceva eco la parola: affidarsi. È vero, sarebbe stato difficile, ci aspettava un anno lungo, ma abbiamo deciso di affidarci, di dire: “Sì, Signore, se tu vuoi io voglio!”. Così è iniziato il nostro viaggio per Rio e da quel momento la Provvidenza ha cominciato a manifestarsi sempre di più, dandoci la forza di continuare: mercatini, cene, corsi di ballo, serate cinema, aperitivo sul battello, testimonianze in tv… tutto accompagnato e stimolato dai missionari brasiliani della Comunità Cattolica Shalom. Insomma una vera carica di gioia e Speranza che hanno fatto in modo che la nostra GMG iniziasse qui, in Italia, e ci ha fatto già strumenti per l’evangelizzazione per tutti coloro che poi sono diventati sostenitori e intercessori e da dieci giovani siamo diventati cinquanta. Poi, finalmente arriva il grande giorno, il 16 luglio 2013, e partiamo alla volta di Fortaleza, dove si è svolta la settimana missionaria. Quest’ultima è stata fatta coincidere con uno degli eventi più importanti della Comunità Cattolica Shalom: l’Halleluya, un festival dove la gioia di essere cristiani e di annunciare Gesù esplode in cinque serate di musica, arte, spettacoli, fede, ascolto e celebrazioni eucaristiche, raccogliendo milioni di giovani da tutto il Nord Est del Brasile e non solo. È un evento unico che noi abbiamo avuto la grazia di vivere da pellegrini, confrontandoci ogni giorno all’interno dello spazio GMG, in cui da tutti i paesi del mondo ci ritrovavamo per condividere quei giorni di missione e di fraternità. La nostra esperienza in particolare è consistita nel conoscere e vivere di persona le realtà con cui i nostri fratelli brasiliani hanno a che fare, a partire dalle fasce della società più disagiate: tossicodipendenti, ragazze di strada, senza tetto, bambini abbandonati e maltrattati. Sono stati proprio questi bambini la nostra missione più bella. Abbiamo passato un giorno intero con loro. La cosa che ci ha colpito di più è che questi bambini non cercavano altro da noi se non un sorriso, un abbraccio, bastava tenerli per mano, guardarli, era una comunicazione in cui non servivano le parole…i loro sguardi andavano diritti nei nostri cuori e lì sono rimasti.
A Fortaleza abbiamo vissuto una vera testimonianza di fede e ospitalità da parte delle famiglie che ci hanno accolto. Non era importante che vivessero nelle periferie o in appartamenti lussuosi, tutte ci hanno dato tutto ciò che potevano, per farci sentire a casa e soprattutto figli amati. Era commovente vedere i loro figli dormire sul pavimento per lasciare il posto a noi o farci trovare la cena all’una di notte, e loro lì col loro sorriso a chiederci com’era andata la giornata e a scherzare con noi. Insomma, non basterebbero pagine e pagine per descrivere queste persone meravigliose.
Dopo questa settimana piena di esperienze forti e di incontri significativi, voliamo a Rio, alla meta tanto desiderata. Anche qui la parola Provvidenza ritorna protagonista. Il nostro gruppo sarebbe stato costretto a spostarsi tutti i giorni da Rio ad un paese che distava più di due ore dalla città, ma il giorno prima di arrivare, alcuni dei nostri accompagnatori, tra cui Don Maurizio Mirilli, il responsabile della pastorale giovanile di Roma, hanno bussato alla porta di una parrocchia del quartiere di Tijuca (quartiere molto vicino al centro) e il caso (si fa per dire) ha voluto che quella parrocchia doveva ricevere un gruppo di pellegrini tedeschi che però all’ultimo momento hanno dovuto cambiare alloggio lasciando vuoti i posti nelle famiglie facenti capo alla parrocchia, le quali hanno potuto così accoglierci tutti e cinquanta. La nostra reazione è stata di grande stupore e gratitudine per quella bizzarra provvidenza in cui abbiamo visto la mano di Dio agire. Questa circostanza ha fatto sì che potessimo dormire tutti i giorni su letti comodi e poterci lavare con acqua calda (un sogno, per chi, come noi, si era preparato a mal di schiena e docce fredde). La spiaggia di Copacabana ha fatto da scenario agli appuntamenti col Santo Padre. Lì, insieme a quei tre milioni e mezzo di persone ci sentivamo dispersi e frastornati a volte, tanto da non riuscire a vivere in pieno tutte le emozioni che si affollavano dentro noi. Così, se da un lato abbiamo avuto poco modo di confrontarci e descrivere quello che ci stava accadendo in quei momenti, abbiamo sperimentato quello che il Papa ha definito essere “campi delle fede”. In quei giorni è come se il Signore avesse seminato tante grazie dentro di noi, grazie di ardore evangelico, di forza per vivere la Sua Parola e di risposte personali. Infatti tutti noi al ritorno, confrontandoci abbiamo potuto vedere dei doni particolari che questa GMG ci ha regalato. E che lì per lì non riuscivamo a cogliere. Ci sarebbero molte cose da raccontare e sensazioni che è difficile mettere nero su bianco, ma che voglio riassumere nelle parole che il mio amico e compagno di viaggio Gabriele Sacchi ha tradotto in poesia. Esse esprimono pienamente cosa succedeva dentro di noi in quel paese così lontano, abitato da un popolo meraviglioso, con una fede straordinaria e autentica:
“Salgo nel vento, mi libro leggero,
attraverso le nuvole e affido loro un pensiero:
Parlo di Rio, del Brasile e di amici...racconto la gioia di ragazzi felici!
E’ la storia di un mondo dove vive il Signore. È la fede di un popolo che crede col cuore.
E allora con te, amico, io ne voglio parlare…con te amico io voglio sognare.
Seguiremo le stelle.
Non avere paura…
questa notte abbiamo le ali,
non ci spaventa un’altura”