Challengers

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Matrimonio - coppia, Sport
Genere
Commedia - Dramma
Regia
Luca Guadagnino
Durata
131'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Usa
Titolo Originale
Challengers
Distribuzione
Warner Bros. Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Justin Kuritzkes
Fotografia
Sayonbhu Mukdeeprom
Musiche
Trent Reznor & Atticus Ross
Montaggio
Marco Costa
Produzione
Amy Pascal, Luca Guadagnino, Zendaya e Rachel O'Connor, Whu Are You Acting?, Frenesy Films, Pascal Pictures

Interpreti e ruoli

Zendaya (Tashi Duncan), Josh O'Connor (Patrick Zweig), Mike Faist (Art Donaldson), Nada Despotovich (Madre di Tashi), A.J. Lister (Lily), Naheem Garcia (Padre di Tashi), Connor Aulson (Leo Du Marier)

Soggetto

Art e Patrick sono due giovani tennisti, amici da quando avevano 12 e condividevano la stanza all’accademia del tennis. Entrambi sognano una carriera da professionisti. Vedendo giocare Tashi, loro coetanea, bella, grintosa e sicura di sé, i due ne rimangono affascinati. La competizione si accende, non solo sotto rete…

Valutazione Pastorale

Avrebbe dovuto aprire l’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2023) ma, a causa dello sciopero del sindacato americano degli attori, l’uscita di “Challengers” è stata rinviata e il film di Luca Guadagnino – candidato all’Oscar 2018 per “Chiamami con il tuo nome” e vincitore del Leone d’argento a Venezia79 per “Bones and All” – è stato sostituito da “Comandante” di Edoardo De Angelis. Ad aprile 2024, finalmente, “Challengers” è nelle sale italiane con Warner Bros.: una commedia-dramma sentimentale giocata, letteralmente, sui campi da tennis. La storia. Art (Mike Faist, già visto in “West Side Story”) e Patrick (Josh O’Connor, “The Crown”, “La chimera”) sono due giovani tennisti, amici da quando avevano 12 anni e condividevano la stanza all’accademia del tennis. Temperamenti diversi, fisicamente diversi: biondo e riservato il primo, moro e sicuro di sé il secondo: entrambi sognano una carriera da professionisti. Vedendo giocare Tashi Dunkan (Zendaya, nota per il suo ruolo in “Euphoria” che le ha regalato due Emmy come miglior attrice, e in “Dune. Parte due”), loro coetanea, bella, grintosa e sicura di sé, i due ne rimangono affascinati. Quello di cui non si rendono conto è che è e sarà sempre Tashi a dirigere il gioco: quando è costretta da un infortunio a uscire dall’agonismo, quando, non sentendosi sufficientemente supportata da Patrick, che pure aveva scelto, lo allontana e comincia ad allenare Art, lo sposa e ha con lui una figlia. La notevole carriera del marito, a cui lei ha contribuito in maniera determinante, sembra avviata ormai alla fine, ma Tashi lo convince a partecipare ad un torneo minore, un challenger a New Rochelle, New York. Qui, in finale, si trova davanti proprio Patrick, anche lui arrivato alla chiusura di un percorso decisamente più modesto. La competizione si riaccende, fuori e dentro il campo, e quando tutto sembra concludersi, un impercettibile segnale riapre la partita. “Le complicazioni di una relazione – spiega il regista – mi affascinano. Le relazioni comportano il controllo sull’altro, ma in fin dei conti anche il controllo su sé stessi… Non sapevo nulla del tennis, ma il mio lavoro di regista è anche quello di studiare e scoprire cose che prima ignoravo. È stata una grande opportunità per me capire come la dinamica del desiderio, e la dinamica del controllo e dell’autocontrollo, si rispecchiano nella bellezza e nell’atletismo del gioco del tennis”. Questa “complicazione” sentimentale, questo triangolo sportivo-amoroso, che ondeggia continuamente tra i sentimenti e l’attrazione sessuale – quelli evidenti e quelli solo suggeriti sottotraccia che potrebbero esserci o meno tra i due amici – Guadagnino sceglie di raccontarla cominciando dall’epilogo: la finale del torneo che, dopo anni, vede di nuovo contrapposti Patrick e Art. Loro, ai lati, separati dalla rete, e al centro degli spalti (e della storia) l’elegante e all’apparenza distaccata Tashi in un susseguirsi di schiacciate, rovesci, racchette frantumate, insulti e penalizzazioni. Tra i primi piani dei protagonisti, il focus sulle racchette, sulla rete, sul gesto atletico e il rallenty, tanto rallenty. Inquadrature bellissime che molto devono all’eccezionale montaggio di Marco Casta e al ritmo incalzante della colonna sonora firmata da Trent Reznor & Atticus Ross (tra i loro lavori le musiche di “The Social Network”). Una scelta felice – perché sottolinea adeguatamente le svolte narrative e i dialoghi (che spesso evolvono in scontri) tra i protagonisti – e “coraggiosa” tenuto conto che le partite di tennis, in realtà, si svolgono nel silenzio più assoluto. E poi, per mettere insieme i tasselli delle vite dei protagonisti, partono i salti temporali: un continuo avanti e indietro nel tempo che rischia di confondere lo spettatore e spezzettare eccessivamente il racconto, lasciando una sensazione di “non risolto”. Amore, ambizione, amicizia, competizione, ma anche determinazione, potere, amarezza, solitudine e delusioni, nel campo e fuori. E tanti, troppi, “non detti”. La sceneggiatura, tagliente, allusiva, a tratti dolorosa, è la prima del drammaturgo e romanziere americano Justin Kuritzkes (consorte di Celine Song, apprezzata regista di “Past Lives”). Davvero notevoli gli affascinanti interpreti, in particolare Zendaya che eccelle: è lei il perno sul quale ruota tutto il film. “Challenger” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Per la programmazione ordinaria, da riservare a un pubblico adulto.

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