La GMG può essere vissuta in tanti modi e con diverse disposizioni d’animo. Un modo speciale e coinvolgente è quello testimoniato dai giovani dell’Associazione “Maria Madre Nostra” di Pistoia. Quarantaquattro persone di cui ventidue disabili con vari tipi di difficoltà. Abitano in un albergo a Copacabana e non sanno ancora come andranno a Guaratiba (Campus Fidei) per la veglia, perché per loro è impossibile percorrere 13 km a piedi. Ma ci tengono tutti ad andare, anche per sfruttare un’occasione unica: avere un settore riservato proprio sotto il palco papale.
Ludovico, 22 anni, di Firenze, è alla sua seconda GMG (la prima è stata Madrid) ed è sicuro che anche “questa sarà bella e memorabile”. È felice di essere qui perché ha aspettato un anno intero per conoscere Papa Francesco (finora lo ha visto solo in tv) e questa sarà la prima volta che potrà vederlo dal vivo.
Poi c’è Federico, 35 anni di Pistoia, che è alla sua prima GMG. A lui piace molto Papa Francesco perché “si vede che ama i giovani” e “trasmette gioia e speranza” comunicando così tutto il suo carisma. Federico ha già conosciuto Papa Francesco a Roma il 16 ottobre, in occasione delle celebrazioni della giornata dedicata all’enciclica Humanae Vitae. “Sono stato scelto tra un gruppo ristretto – racconta – mi ricordo l’emozione che ho provato quando il Papa si è avvicinato ed io, forse in modo incauto, gli ho detto «Forza San Lorenzo» perché sapevo che tifava quella squadra. In quel momento il Papa, rivolto ad un altro ragazzo, ha esclamato «questo ragazzo sì che se ne intende!»”.
Giovanni invece, 27 anni, di Montecatini, è stato già a Sidney e a Madrid ed è alla sua terza GMG. “Vorrei tornare a casa diverso – ha detto – perché le GMG ti segnano dentro”. “Sono un’esperienza forte di fede, una cosa che ti tocca”. Giovanni ha un desiderio: poter parlare con il Papa, “magari proprio alla veglia nel Campus Fidei”.
Ma è possibile vivere bene la Gmg con i limiti anche gravi di questi ragazzi?
Don Diego Maria Pancaldo, responsabile dell’Associazione, ne è sicuro. “Penso che i ragazzi disabili siano il cuore della realtà ecclesiale – ha risposto senza indugio – perché hanno in se stessi un carisma che, grazie all’amore, può attraversare la notte oscura”.
L’associazione nasce nel 1984-85 ad opera di un sacerdote, Don Renato Gargini, che sin dagli anni ‘70 curava l’insegnamento del catechismo e successivamente decise di dedicarsi totalmente ai ragazzi disabili. La sua decisione maturò nel territorio di Pistoia dove, fin dagli anni ‘60, la realtà dei ragazzi disabili era del tutto marginalizzata. Don Gargini decise di coinvolgerli nelle attività giovanili, di ritagliare per loro un ruolo sociale e da quel momento, in un certo senso, li rese pienamente cittadini del mondo.