“Non mettiamoci a fare i maestri ma domandiamoci seriamente: come è la mia fede? Sono un discepolo o un tradizionalista?”. Queste le parole conclusive pronunciate da mons. Edoardo Menichelli, vescovo di Ancona-Osimo, che hanno suscitato nei ragazzi presenti una profonda riflessione. “Tu sei cristiano o un cristiano credente?”. La differenza sta nell’essere discepolo, non nel fare il discepolo. Menichelli mette l’accento su cinque verbi: in primo luogo bisogna ascoltare perché la fede non è solo sentimento. Il secondo verbo è percorrere la via pasquale. La cultura occidentale tenta in tutti i modi di toglierci la croce, ma il vero discepolo non può astenersi dal percorrere la via della croce. Il terzo verbo è condividere il viaggio, ma nel viaggiare scelgo di essere libero, non autonomo. “Gesù, in fondo sulla croce ci è andato da solo” ha affermato. Il quarto verbo è vivere, costruire la vita come l’ha costruita Gesù, e l’ultimo verbo è fare. La testimonianza svela l’identità del discepolo, il quale è “colui che fa ciò che il Signore comanda”. Menichelli entrando in dialogo con i giovani sottolinea l’importanza della vita, la quale è “la straordinaria potenza di Dio” fatta di amore celebrato, di misericordia accolta, di una comunità di cui fare parte e di impegno nella storia vissuta fino in fondo. Le parole conclusive del vescovo di Ancona sono state forti, potenti e dirette: “Cari giovani basta con le parole. Sporcatevi le mani e abbiate libera la coscienza”.