Zaccheo sale sul sicomoro per cercare di vedere Gesù. “La Gmg può essere per i giovani un sicomoro che aiuta ad uscire da un certo modo di vivere la fede e a recuperare la dimensione dell’incontro personale”, ha detto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, sottolineando che “sebbene spesso la fede venga identificata con l’azione, essa è un rapporto personale”. Rivolgendosi ad un centinaio di giovani riuniti nel Colegio Estadual Julia Kubitschek (tra loro anche i gruppi di Roma, Cesena, Modena), mons. Nosiglia si è soffermato sulla figura di Zaccheo “un uomo che aveva apparentemente tutto per essere felice, ma che probabilmente sentiva un’inquietudine nel cuore”. “Nonostante la sua situazione problematica, Zaccheo ha saputo osare, non si è accontentato, si è messo in ricerca”, ha spiegato l’arcivescovo che ha esortato i giovani a “cercare quel qualcosa di più che ti permette di andare in alto”. Senza paura e senza scoraggiarsi di fronte alla difficoltà perché “il Signore ci chiama sempre”. “Se l’uomo ha nostalgia di Dio, Dio ha sete dell’uomo, di noi”, ha scandito Nosiglia. “La Gmg – ha aggiunto – può essere un momento in cui il Signore chiama e chiede di essere determinati”. Bisogna poi ricordarsi di “restituire” perché “per gustare la vita bisogna vivere in gratuità”.
“L’avventura più bella che ci possa capitare è essere cristiani e fare felici gli altri”, ha commentato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che è intervenuto al termine della catechesi per dare una breve testimonianza. Uno spazio per il dibattito, le confessioni nel cortile del Colegio. E alla fine la messa. La prima giornata di catechesi si è chiusa con l’invito ad avere speranza e a “far crescere la relazione con Gesù”.