SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Triduo pasquale 2015

SUL CROCIFISSO Il testo Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura da Bagnoreggio (FF 1030) Ma Francesco non conosceva ancora i piani di Dio (Gb 15,18) sopra di lui. E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne sopra di lui la mano del Signore e l’intervento della destra dell’Eccelso (Is 28,19; Ez 1,3; Sal 76,11) colpì […]
9 Marzo 2015

SUL CROCIFISSO

Il testo
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura da Bagnoreggio (FF 1030)
Ma Francesco non conosceva ancora i piani di Dio (Gb 15,18) sopra di lui. E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne sopra di lui la mano del Signore e l’intervento della destra dell’Eccelso (Is 28,19; Ez 1,3; Sal 76,11) colpì il suo corpo con una lunga infermità, per rendere la sua anima adatta a recepire l’illuminazione dello Spirito Santo. Quand’ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com’era sua abitudine, vestiti decorosi. Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all’altro. Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero.

 
La preghiera
Preghiera davanti al Crocifisso (FF 276)    
O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre delo core mio.
E damme fede diritta, speranza certa e caridade,
senno e cognoscimento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen
 
La testimonianza di...
Francesco
"Penso che il mio primo incontro con san Francesco risalga al periodo della mia infanzia. Dal momento che anche io porto questo nome, fin da piccolo mi ricordo di aver sentito parlare spesso in famiglia di questo grande santo. Ricordo ancora che ad un compleanno mi fu regalato un libretto illustrato con gli episodi più significativi della vita del Poverello di Assisi. Questo libro mi colpì molto e ancora oggi quando penso a san Francesco mi ritornano alla mente quelle semplici e colorate immagini. Quando ero piccolo, l’aspetto che mi piaceva molto di questo uomo – forse anche perché viene spesso presentato ai bambini come un suo tratto peculiare – era il rapporto privilegiato che egli aveva con gli animali, il modo che aveva di avvicinarsi e parlare con loro. Questa attenzione per gli animali e in generale per ogni creatura, anche se oggi viene spesso mal interpretata, nasconde una concezione della realtà molto bella e profonda, che penso sia molto attuale anche nel nostro contesto storico e sociale. San Francesco, infatti, amava ogni creatura, dagli uomini fino agli esseri più piccoli e insignificanti come i vermi, perché in ciascuno di essi vedeva l’impronta e l’immagine di Dio. Ogni cosa del creato conservava per lui una traccia dell’immensa bontà del Padre, che l’aveva portata all’esistenza per un atto di puro amore. È questo un aspetto che mi ha sempre colpito.
Le circostanze della vita, poi, mi hanno portato a conoscere e ad avvicinarmi ai frati francescani. Grazie a loro ho iniziato anche a conoscere più profondamente questo santo e a partecipare spesso alle loro proposte e iniziative, attraverso le quali ho potuto vedere come viene vissuta concretamente ai giorni nostri la proposta di san Francesco, come viene incarnata dai suoi figli. 
Un frate una volta mi disse che san Francesco era un grande sognatore che desiderava per sé cose grandi, tanto che voleva partire come cavaliere crociato per dare lustro alla sua famiglia e conquistare una posizione importante tra i grandi del suo tempo. Il Signore sconvolgendo i suoi progetti e le sue ambizioni non ha mancato di realizzare i suoi desideri, ma li ha ascoltati e portati a compimento in una prospettiva più bella e più grande. Gli ha fatto sperimentare, infatti, una nuova grandezza, quella di cui parla Gesù nel Vangelo e che anche Papa Francesco ricorda continuamente a noi giovani: investire e spendere la vita per i grandi ideali e non per le cose piccole.
Un altro aspetto che mi colpisce sempre della vicenda del Poverello di Assisi è la pazienza che egli dimostrò, anche a costo di una grande fatica, nel mettersi in ascolto del Signore, senza pretendere di comprendere la Sua volontà subito e all’istante. Francesco, infatti, non comprese immediatamente che cosa gli stesse chiedendo il Signore con l’espressione «va’ e ripara la mia casa» e si mise pertanto a fare egli stesso il muratore. Questo non perché il Signore voglia prendersi gioco di noi, ma anzi proprio perché ci lascia la più assoluta libertà, anche quella di sbagliare e ci fa comprendere le cose un passo alla volta, rispettando i nostri tempi".

Le domande
Durante il Triduo pasquale si celebra il cuore del mistero della nostra fede: passione, morte e risurrezione di Gesù:

  • Il giovedì santo si ricorda l’istituzione dell’eucaristia e la lavanda dei piedi: Gesù si dona a noi. Hai sperimentato la bellezza del dono e del servizio da parte di altre persone? Pensi sia importante fare scelte di servizio?
  • San Francesco si accorge della povertà dell’uomo che ha di fronte e gli dona un mantello. Tu percepisci i bisogni delle persone che ti circondano o sei indifferente? Cosa potresti donare loro?
  • Hai mai fatto esperienza dell’aver messo a disposizione le tue qualità? Come essere creativo nel servizio e nel dono di te?
  • Nell’orto degli ulivi Gesù chiede al Padre di fare la sua volontà. Nella testimonianza che trovi qui sopra il giovane Francesco ha cercato di capire a cosa il Signore lo chiamasse. Ti sei mai chiesto cosa il Signore ha pensato di bello per te?Glielo chiedi nella preghiera?

SULLA MADONNA

Il Testo
Da “Le case di Maria” di padre Ermes Ronchi

“Donna, ecco tuo figlio”, sono le parole di Gesù a Maria, sotto la croce.
“Donna, deponi il tuo dolore e riscopri la tua maternità, riscopri la tua capacità d’amore. Un figlio muore, ma un figlio ti è dato. La tua vocazione che, dal primo giorno, è maternità, cioè proteggere, custodire e far rifiorire la vita, deve prevalere sul tuo dolore. I tuoi amori valgono più della tua vita. Ecco qui un figlio, ritorna a essere madre; l’amore vale più del dolore”.
In nome della maternità, Maria è aiutata a deporre quel dolore che vorrebbe essere totalizzante, e passare a un nuovo figlio, a un nuovo amore. Questa è la Pasqua di Maria: maternità ferita e risorgente. Ferita e moltiplicata.
Quando tutto muore, quando tutto si fa nero sul Golgota, Gesù pronuncia parole di vita. Dice “madre”, dice “figlio”. Dice generazione e affetto, e vita che riprende a scorrere. E’ il segno della speranza di Gesù: disperato è colui che vede ormai il trionfo della morte. Cristo no, egli vede altro, vede una madre e un figlio, prega un uomo e una donna di riannodare il filo spezzato della vita. La morte non vincerà, non per sempre.
Nel dolore noi ci aggrappiamo a Dio. Sul calvario è Dio che si aggrappa a noi, a quella parte sana e buona, a quella parte affettuosa e forte, a quella porzione di fiducia, anzi, alla cosa più forte che esista sulla terra: il rapporto madre-figlio.
Per ricostruire da lì un cammino che non si smarrisca sotto tutte le infinite croci.
Quando Gesù dice “Ecco tuo figlio”, indica chiunque ci cammina a fianco nell’esistenza. Quando aggiunge “Ecco tua madre”, indica chiunque un giorno ci abbia soccorso e aiutato a vivere, innumerevoli piccole madri della nostra esistenza, i tanti samaritani buoni, chiunque ancora adesso ci sostenga nella nostra vita.
Figlio e madre a ogni creatura: questo è l’uomo di Dio.
Figlio e madre ad ogni vita: questo è ognuno che appartenga a Cristo.
 
La preghiera
Madre Dolcissima, Gen Rosso
Se io fossi poeta, scriverei di te le cose che nessuno ha detto mai.
Dell’arte avessi il dono, io rapirei la luce per poter disegnare gli occhi tuoi.
Se grandi avessi le ali, le scioglierei nel volo per arrivare in alto fino a te.
Madre dolcissima, tesoro dei più poveri, coraggio di ancora spera.
Tu, madre dolcissima, consola queste lacrime, ascolta chi parole più non ha.
Riposo dei più deboli, silenzio di chi dà, fontana per la nostra siccità,
splendore della sera, stella del mattino, neve bianca sopra le città.
Regina della pace, vetta dell’amore, radice della nostra vita.
Dei naufraghi tu l’ancora, del canto poesia,
dei nostri sogni unica realtà.
Riflesso d’infinito, chiarore delle stelle, immagine del cosmo che sarà.
Custode della terra, sorgente fra le rocce, segreto schiuso da ogni fiore.
Tu, Madre dolcissima, tesoro dei più poveri, coraggio di ancora spera.
Tu, Madre dolcissima, consola queste lacrime, ascolta chi parola più non ha. 

 
La testimonianza di...
Massimiliana

Esiste nel mondo un posto dove sembra che tutto si fermi per un attimo, dove tutto il mondo rimane nel silenzio … dove “conta” solo lo sguardo fisso su una icona di Maria situata in alto, sopra l’altare, in una cappella sempre gremita di gente. E’ lo sguardo della Madonna che è a Czestochowa, è lo sguardo di una madre! Uno sguardo che ti legge dentro, non violando nulla di te, che ti guarisce da ogni male, che ti chiede di affidare ogni tua preoccupazione a lei, che ti supplica di deporre ogni problema, per sua intercessione, tra le braccia del Figlio, il  Signore Gesù.
Porto nel cuore i ricordi, i sentimenti che mi hanno accompagnato durante i miei pellegrinaggi a Czestochowa, al santuario della Madonna di Jasna Gora (Montagna Luminosa), pellegrinaggi che, per diversi anni, sono stati un appuntamento fisso della mia vita. Anche se eravamo ogni volta centinaia di persone, al momento di entrare oltre le mura del monastero che custodisce il santuario e, subito dopo, all’ingresso della cappella che custodisce l’icona della Vergine, il mio cuore cominciava a palpitare: ti sentivi sempre avvolta dal silenzio, un silenzio mai anonimo o anomalo, ma un silenzio che mi ha sempre permesso di aprire il cuore e fissare lo sguardo su questa madre. Una madre che è tua madre, una madre che vuole camminare con te, accompagnarti, custodirti.
Un gioco di sguardi attraverso il quale mi sentivo perdere in lei.
In quei momenti di raccoglimento, ti sentivi portata a lei anche da tutti i pellegrini che sono con te: la preghiera diventa una, una preghiera di lode e di ringraziamento come anche una preghiera di supplica, una richiesta di aiuto, di guarigione.
Tornando a casa, mi sentivo più forte, una forza che non era sicuramente la mia: dentro di me “risuonava il silenzio” di quei momenti e l’abbraccio di questa madre che, come per il figlio, mi ha custodito e continua a custodirmi ogni giorno della mia vita.

 
Le domande
Sulla croce, Gesù si rivela come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Maria, pienamente associata alla sua offerta, accoglie da lui il dono della maternità ecclesiale: “Donna, ecco tuo figlio”.

  • Hai fatto entrare Maria nella tua casa come ha fatto il discepolo amato che, da quel momento, la prese con sé?
  • Come ti comporti nei momenti della sofferenza e della prova?
  • Accetti il sacrificio necessario per partorire alla fede le persone che Dio ti fa incontrare?