Nel corso della visita pastorale alla comunità parrocchiale di San Rufino, Mons. Orazio Francesco Piazza ha fortemente voluto, insieme ai giovani di questa realtà ecclesiale accompagnati da don Osvaldo Morelli, un dialogo schietto e diretto con i giovani che frequentano il bar “Zanzibar” sulla trafficata via Domitiana. Venerdì 27 aprile dalle 21.30 alle 23.30 in un dialogo franco, come è proprio dei giovani e di Mons. Piazza, che oramai conosciamo per essere un padre ed un pastore attento a tutte le necessità del territorio affidatogli.
Un aperitivo per incontrare i giovani, le loro speranze, condividere le esperienze e le preoccupazioni di un mondo, come il nostro, che disorienta, blandisce, traccia sempre più scorciatoie inutili e pericolose. “I giovani sono il motore della vita e non possono perdere la speranza. Anzi, soprattutto quando le circostanze raccontano e fanno presagire cieli bui o addirittura tenebrosi, proprio i giovani devono essere promotori di una speranza che porta il cuore oltre l’ostacolo. I giovani sono il segno dei grandi ideali: libertà, senso dell’avventura, capacità di osare, saper rischiare e andare oltre ogni forma di incertezza!” così Mons. Piazza ha invitato, nel corso della serata, i tanti che si avvicinavano per porre una domanda o per cercare un confronto, alla sana capacità di trasgredire! Non verso quelle situazioni che tolgono ragioni al cuore, degradando l’umano e la sua dignità, al contrario, verso la bellezza, il rispetto della persona, la gioia dell’amicizia sincera e costruttiva… la capacità di andare controcorrente per riaffermare con potenza l’autenticità delle relazioni che nascono per arricchire la vita e creare legami che costruiscono il futuro… il vescovo ha anche ribaltato le domande per cercare di capire insieme la realtà giovanile, o meglio per camminare insieme e indagare nelle problematiche dei giovani di Mondragone. La fede, l’affidarsi ed il confidare in quel Qualcuno, la vita richiede fiducia e coraggio: “non guardate la fede solo come codice morale, come un’etica sociale… la fede è affidarsi col cuore, nella libertà… come quando si decide di salire su un aereo pur non conoscendo il pilota…!” Tra i giovani, una studentessa che ha posto la domanda sul futuro dei giovani, di coloro che si allontanano dal territorio per lavoro o per formarsi. Il vescovo, amabilmente incuriosito da questo clima di amicizia e feeling dialettico, ha consigliato un sano discernimento su quello che è il tema più complicato in termini di welfare e progettualità: il lavoro e lo sviluppo del territorio, i nostri giovani, infatti, sono un potenziale che non possiamo perdere, sul territorio si è creato un divario tra formazione universitaria e mondo del lavoro, implicando nuovi percorsi e maggior comunicazione anche tra le università bisogna creare nuove condizioni partendo anche dall’inventiva di nuovi stage che immettono i giovani universitari nel mondo del lavoro sul proprio territorio. Ancora qualche domanda sull’impegno sociale e politico, sulle resistenze del mondo giovanile, l’invito accorato del vescovo a non restare indifferenti davanti a ciò che ci riguarda e ad appassionarsi all’arte più bella per servire il bene comune, alla politica.
L’immaginario che i giovani hanno della Chiesa, focalizzata solo sull’istituzione religiosa, l’invito a cercare il volto di quel giovane che ha messo in discussione l’apparato religioso del suo tempo, facendo una rivoluzione del cuore: Gesù… “ allora, non abbiate paura della vita bella del Vangelo, che ci invita a dare, a donare… e non solo a prendere”. Così anche alcuni passaggi sull’affettività e sull’eros che deve trasformarsi in agape per essere una realtà in costruzione anche nella sessualità dei giovani.
Una serata colloquiale, dove protagonisti erano i giovani ed il loro cuore, un simposio di sguardi, una chiacchierata familiare ed amicale… «Vorrei tanto che le energie dei giovani, per quanto fiaccate da un futuro incerto, siano la linfa vitale di una realtà sociale che ha bisogno di ritrovare energia e fiducia. Non sono forse i giovani quelli che non hanno paura di tentare l’impossibile? La sfida è il loro tatuaggio!», confidava Mons. Piazza ad Avvenire poco dopo aver fatto il suo ingresso nella nostra Diocesi, in un territorio segnato da tante contraddizioni ma che vede, oggi, tanti segni di rinnovamento e nuovi percorsi intrapresi: solo chi ha un cuore che ama può cambiare la sostanza delle cose… e solo i giovani, tutti, anche quelli che stentano ad avvicinarsi alla fede, sono capaci di rivoluzionare e reinventare ciò che sembra essere atrofizzato e fallito.
A fine serata, un particolare ringraziamento al titolare dello “ZanziBar” per aver devoluto alla Caritas i proventi della sua attività nel tempo di permanenza del vescovo, una bella immagine che concretizza le aspirazioni di una Chiesa in uscita: “on the road”, proprio nel luogo della sua vocazione, tra la gente, per la strada e con i giovani.
Luca Caiazzo