Cala il sipario sulla 28esima Giornata Mondiale della Gioventù. Sulla folla colorata ed entusiasta adagiata sulla riva dell’Oceano, sui volti rigati di lacrime, sulle mani intrecciate ai rosari, sui sorrisi, sulle emozioni e sui propositi sgorgati dall’ascolto e dalla condivisione. I fotogrammi, le immagini della Gmg carioca sono già entrate nell’album della storia, ma soprattutto nei cuori di chi l’ha vissuta. Si torna a casa: negli occhi l’orizzonte sconfinato della fede e l’abbraccio del Cristo Redentore. Prima di partire, Francesco – che in questi giorni non si è mai risparmiato, né con le parole né con i gesti – saluta i volontari che hanno “accompagnato, aiutato, servito” diventando “uno strumento affinché migliaia di giovani avessero preparata la strada per incontrare Gesù”. Parla a loro. Il messaggio però travalica confini, lingue e storie: “siate sempre generosi con Dio e con gli altri: non si perde nulla, anzi è grande la ricchezza di vita che si riceve”.
“Vi chiedo di essere rivoluzionari, di andare contro corrente; sì – insiste - vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, che non siate capaci di amare veramente”.
Il Papa parla chiaro. Ammette che nella società odierna “c’è chi dice che oggi il matrimonio è ‘fuori moda’”. Punta il dito contro quella “cultura del provvisorio, del relativo”: “molti – denuncia - predicano che l’importante è ‘godere’ il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, ‘per sempre’, perché non si sa cosa riserva il domani”. “Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di andare contro corrente, abbiate il coraggio di essere felici”, è l’invito di Papa Francesco.
Dio, spiega, “chiama a scelte definitive, ha un progetto su ciascuno: scoprirlo, rispondere alla propria vocazione è camminare verso la realizzazione felice di se stessi. Dio ci chiama tutti alla santità, a vivere la sua vita, ma ha una strada per ognuno”. Alcuni sono chiamati “a santificarsi costituendo una famiglia mediante il Sacramento del matrimonio”, altri sono chiamati “al sacerdozio, a donarsi a Lui in modo più totale, per amare tutti con il cuore del Buon Pastore” e alcuni “a servire gli altri nella vita religiosa, nei monasteri dedicandosi alla preghiera per il bene del mondo, nei vari settori dell’apostolato, spendendosi per tutti, specialmente per i più bisognosi”. Con la consueta semplicità ed immediatezza, Francesco racconta di quel 21 settembre: “avevo 17 anni quando, dopo essermi fermato nella chiesa di San José de Flores per confessarmi, ho sentito per la prima volta che Dio mi chiamava”. E poi esclama: “non abbiate paura di quello che Dio vi chiede, vale la pena di dire sì a Dio: in Lui c’è la gioia”. L’esortazione si fa incoraggiamento, rassicurazione. Impegno.