La parola evangelica «Vieni e seguimi» è “l’appello che il Vivente fa risuonare sempre di nuovo per quanti credono in Lui”, commenta Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti – Vasto, declinandone le condizioni.
I discepoli del Risorto sono chiamati in primo luogo a “porre il Dio di Gesù Cristo al centro della loro vita e del loro annuncio”, per arrivare a dire “con la vita che ci sono ragioni vere del vivere e del vivere insieme e che queste ragioni non sono in noi stessi, ma fuori di noi, nell’Altro che viene a noi, in quell’ultimo orizzonte, che la fede ci fa riconoscere rivelato e donato in Lui, Gesù Cristo”.
Accanto al primato di Dio nella fede, Mons. Forte richiama il servizio per amore, nella giustizia e nella carità, solidali specialmente ai più deboli e ai più poveri: “Se il Risorto è al centro della nostra vita e della vita della Chiesa intera, allora non possiamo chiamarci fuori della storia di sofferenza e di lacrime in cui Egli è venuto e dove ha lasciato che venisse conficcata la Sua Croce per estendervi la potenza della Sua vittoria pasquale”.
Infine, i discepoli del Risorto sono chiamati ad essere “i testimoni del senso più grande della vita e della storia, nella fede in Colui che ha compiuto il suo esodo verso il Padre e ci ha aperto le porte del Regno”.
L’Arcivescovo ha fatto capire l’obiettivo: “far maturare coscienze adulte, desiderose di piacere a Dio in tutto, e pronte a indicare con la parola e il gesto eloquente la rilevanza del senso più grande della vita e della storia in ogni scelta, perché tutto sia al servizio del Regno che deve venire e della sua pace, fondata sulla giustizia e sul perdono”.