Alcuni passi dalla riflessione condotta da don Massimiliano Fasciano, della Diocesi di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi durante la liturgia penitenziale di venerdì 25 gennaio dei pellegrini italiani alla Gmg. Durante il momento penitenziale, a un certo punto i ragazzi sono stati invitati a bendarsi gli occhi, a essere privi della vista come il cieco di Gerico, protagonista del Vangelo di oggi.
“I giovani sono in cammino come Maria e in questo cammino talvolta sperimentano il deserto, lo stesso che Gesù ha attraversato da Gerico a Gerusalemme. E proprio da Gerico Gesù ha iniziato a svelarsi come Salvatore, manifestazione che culmina a Gerusalemme. In che modo si manifesta? Fermandosi ad ascoltare, invitando la sua gente a non giudicare colui che grida perché mendicante, perché solo, perché abbandonato”.
“La stessa gente che fa da muro, i discepoli, è invitata da Gesù a cambiare prospettiva e a donare parole di Resurrezione. Così quell’uomo è alzato dalla gente, ed è un invito a essere uomini nuovi: solo alla Sua presenza siamo uomini nuovi”.
“Il cieco è in piedi, come risorto, e va da Gesù da solo, orientato solo dalla voce di Gesù. E qui Gesù ha parole di massima disponibilità e accoglienza: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Quando mai nei Vangeli sentiamo Gesù che si mette così a disposizione dell’uomo?”.
““Maestro” - lo riconosce il cieco, non più solo Salvatore, non più solo guaritore, ma anche Maestro – “che io veda di nuovo”. E Gesù risponde dicendo: è la tua fede che ti ha salvato, tu stai già vedendo perché sei con me. E il cieco lo segue, prima era rattrappito lungo la strada, ora si alza e cammina”.
Un invito al cammino per tutti.