Da Avvenire e Agensir.it la sintesi di alcune delle catechesi del mercoledì 23 gennaio.
«Dio passa nella vita di ciascuno»
C' è chi come Veronica da Casale Monferrato ha trovato la presenza di Dio nella gioia di una religiosa a una conferenza, chi come Lucia di Alba ha sperimentato questa stessa presenza nel perdono ricevuto da una persona alla quale aveva fatto «una cosa brutta».
Oppure Stefano, che ha sentito una chiamata a cambiare vita davanti al Santissimo, o Marco che è uscito senza conseguenze da un brutto infortunio. Letizia, invece, ha capito che Dio era presente nelle persone che le sono state vicine nonostante il periodo segnato da eventi drammatici. C' è chi è stato l' unico sopravvissuto a un incidente stradale e chi ha sentito l' amore di Dio partecipando alla Gmg di Rio.
Ad aiutare i giovani a dare un nome a queste «orme lasciate da Dio», ieri durante la catechesi a Panama, è stato il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, Nazzareno Marconi. «Dio passa nella vita di tutti - ha detto il presule - ma per accorgercene e trovare le sue impronte dobbiamo tornare a sognare, a guardare tutta insieme la nostra vita, come si fa con le mappe sul Web». (Matteo Liut)
«Cristo parlava e faceva»
«Come diffondere la cultura dell'accoglienza nelle nostre comunità?», chiede Lorenzo di Avezzano. «Vorrei riuscire a trasmettere ai coetanei l' esperienza che ho vissuto qui. Come faccio?», incalza Nicola di Verona. «Tanti ragazzi lasciano la parrocchia perché non si sentono capiti. Come possiamo spiegare ai parroci che, spesso, vorremmo una pastorale più dinamica?», domanda Anna, anche lei di Verona. Sono tanti gli interrogativi emersi nel dialogo tra monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia- Pordenone, e un centinaio di pellegrini italiani, avvenuto ieri nella parrocchia Nostra Signora di Guadalupe di Panama. I ragazzi esprimono inquietudini, dubbi, sogni. Le due ore trascorrono fin troppo in fretta. Il pastore non offre risposte preconfezionate ma riesce a provocare i giovani. «Per essere testimoni credibili non basta professare valori, ma viverli giorno per giorno. A partire proprio dall' accoglienza. Il 'segreto' per una buona pastorale? Ispirarsi a Gesù che riusciva a parlare a tutti, alle folle come ai suoi. E, mentre parlava, faceva». (Lucia Capuzzi)
«Affrontare con il cuore le urgenze»
«Le vostre storie di fede non sono un 'iotu' dinanzi ai nostri specchi, ma storie sorprendenti da consegnare attraverso la Chiesa, alla storia della nostra nazione, oggi paese di 'rare visioni', sempre più incattivito, rancoroso e frammentato».
È partito da qui il confronto tra monsignor Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, e una quarantina di giovani di diverse diocesi. Un dialogo serrato con i giovani presenti senza testi scritti.
«Siate la generazione di 'Matteo 25' - ha proseguito monsignor Santoro richiamando il famoso passo evangelico in cui si parla del Giudizio finale -. La generazione che sfama l' affamato e veste l' ignudo. Impattate i vostri sogni con il diritto ai sogni dei poveri, degli scartati, dei malati e degli stranieri». L' invito del vescovo è quello a «leggere la storia con gli occhi di papa Francesco. Non releghiamoci ai margini della società. Il sogno di Dio - ha ribadito - è sempre alternativo: si costruisce la felicità costruendo quella dell' altro. Affrontiamo con il cuore e con la fede i bisogni del nostro Paese. L'Italia ha bisogno di aprire i suoi occhi». (Daniele Rocchi)
«Meritate l'ascolto e la stima»
«Don Domenico, perché molti non credono in noi? E perché ciò accade anche nelle comunità cristiane? ». Lo chiedono alcuni giovani, tra i 40 presenti i più vengono dalla Lombardia e dalla Puglia, alla prima catechesi di questa Gmg di Panama tenutasi ieri a Casa Italia con il vescovo emerito di Palestrina, Domenico Sigalini.
«Voi di certo vi meritate due realtà a cui noi adulti non dovremmo sfuggire - risponde il presule -. L' ascolto e la stima. Sono due atteggiamenti fondamentali. Poi si possono riconoscere anche le fragilità, ma noi tutti abbiamo bisogno di rendere i giovani protagonisti. Conosco ragazzi che hanno compiuto imprese incredibili. Quando qualcuno ha le idee chiare non lo ferma più nessuno».
Altri lo incalzano. «Come mai quando siamo a questi eventi tutto sembra semplice, poi quando torniamo a casa anche la Gmg rimane solo un caro ricordo?». «Dobbiamo ridarci coraggio - risponde il vescovo -. Nella vita le feste servono per dare luce ai giorni feriali. Occorre avere fiducia: è il Signore che getta il seme». (Francesco Zanotti)
«È in gioco la presenza dei cristiani»
«C' è qualcuno nel nostro Paese che vuole un ritorno dei cristiani alle catacombe». «Io non ci sto ad una visione catacombale della Chiesa italiana». Lo ha detto monsignor Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, che insieme a don Carmine Lamonea, responsabile della pastorale giovanile della Basilicata, ha animato uno degli incontri dei giovani italiani. Siamo nell' aula 6 della scuola Enrico Fermi. I ragazzi (una quarantina dalle diocesi della Sardegna e di Ivrea) diventano protagonisti di due ore intese e vivacissime di preghiera, riflessione e confronto serrato. Il dialogo va avanti serrato tra momenti di ilarità, silenzio e ascolto profondo. Un giovane chiede al vescovo quale impegno i cattolici possono assumere oggi in Italia. Non poteva trovare interlocutore migliore, visto che Ricchiuti è anche presidente di Pax Christi Italia. «Non si tratta di peccare di ingerenza», risponde il vescovo. Si tratta di «Vangelo che cammina lungo le strade della storia. È in gioco la presenza dei cristiani nel mondo e anche se a volte la Chiesa non è ascoltata, non può tacere, deve andare contro corrente». (Maria Chiara Biagioni)
Accettare la sfida di progettare
La Parola interroga, inquieta, suscita domande. Il confronto apre prospettive. Sentirsi parte di una comunità, aiuta a superare timidezze e ritrosie. Nell' aula 3 dell' Istituto Fermi, i ragazzi si aprono con il vescovo di Isernia-Venafro, Camillo Cibotti. Ed è un dialogo che guarda avanti, si concentra sulle attese di un futuro denso di speranze, ma anche, e non potrebbe essere altrimenti, popolato da mille dubbi e più di una paura. Perché la sfida da vincere è quella del nuovo, che significa superare la logica del «si è fatto sempre così », vuol dire avere il coraggio di capire cosa conta davvero. Non a caso la parola chiave dell' incontro è 'rischio', da applicare in campo lavorativo ma, ancora di più, nel campo degli affetti, dei progetti su cui fondare il proprio domani. Il gruppo di catechesi riunisce quattro diocesi: Alessandria, Asti, Concordia- Pordenone e Teano-Calvi. Realtà distanti, eppure simili per voglia e insieme paura del domani. A tutti Cibotti indica la sfida della comunione e chiede di continuare a sognare. Ma nella prospettiva indicata dal Papa. Perché i veri sogni non sono fantasie, sono progetti. (Riccardo Maccioni)
«Sognare per superare la paura»
C'è un vescovo seduto in mezzo ai ragazzi, li ascolta, scrive, riflette prima di rispondere. Non dà soluzioni preconfezionate, ma si fa testimone di realtà.
Monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, non si sottrae al confronto nemmeno al momento del «dividiamoci in gruppi»: si accomoda sulla seggiolina della classe elementare che ospita la catechesi e prende appunti. È lo stile del Sinodo, vivo. La catechesi che vede coinvolti i pellegrini dalle diocesi di Albano, Civita Castellana, Lucca e due parrocchie di Milano inizia con la presentazione di ciascuno. Una sfilata di volti sorridenti e di nomi e l' emozione è palpabile mentre i ragazzi intonano il canto «Vocazione»: «tu Dio, che conosci il nome mio». Dopo la lettura è il momento della meditazione, personale e in gruppi, da cui scaturiscono le tante domande di senso: è giusto parlare di sogni o è meglio parlare di ideali? Chi gioca con le nostre paure e come superarle? Monsignor Gallese parla, sorride, apre il cuore: «La paura non risolve i problemi, ci paralizza soltanto. È la capacità di sognare che ce li fa superare». (Emanuela Vinai)