Scrivo a pochi giorni dalla chiusura del Convegno nazionale di pastorale giovanile. Un momento davvero bello e forte: nelle cose ascoltate, nel convenire e nelle relazioni intrecciate, nel clima di attesa e speranza per questo tempo che molti riconoscono come provvidenziale.
Siamo tutti rimasti sorpresi: questa intensità di esperienze e di scambi ci ha preso allimprovviso e non può non interrogarci. Sono molte (credo) le ragioni che ci hanno fatto muovere dalle nostre case per ritrovarci: su tutte, penso alla sfida del Sinodo dei giovani che abbiamo di fronte. È grande, ma la Chiesa non deve avere paura. Sono i giovani stessi che ci chiedono di rischiare qualcosa, di uscire dalle nostre sicurezze e forse anche dalle nostre depressioni; soprattutto quando queste ultime ci portano a cercare un nido caldo dove custodire il piccolo gregge rimasto.
Insieme ai tanti ringraziamenti (troppi!), sono giunte anche alcune voci preoccupate: ce la faremo? Penso alle parole di Vittorino Andreoli la prima sera, a proposito della paura. Anche io, come ci ha raccontato, vorrei prendervi la mano e dirvi: sai che ho paura? Sai che non so bene dove potrà portarci unavventura del genere? Ve lo dico perché percepisco il bisogno forte di uscire e nello stesso tempo già sento il disagio di non essere più sotto la protezione di un tetto. Ma dobbiamo farlo: è tempo, è il tempo giusto, il migliore che il Signore ci possa offrire. Non so dove andremo: ma se condivideremo la sapienza del cuore che viene dallo Spirito, troveremo insieme la strada.
Tra le altre cose, vorrei dire a tutti che dobbiamo smetterla di pensare che tutto sia già tracciato: non cè un mansionario di cose da fare, non esiste una pastorale già disegnata. Quante volte abbiamo ripetuto negli ultimi anni che viviamo in un contesto di liquidità? Ciò che oggi stiamo per fare, fra pochissimo (due-tre anni?) potrebbe essere già invecchiato. A una navigazione che prospetta lunghi orizzonti (la traversata di un oceano) forse dobbiamo contrapporre oggi una navigazione che affronti il mare aperto, ma cerchi vicino un porto di approdo (coast-to-coast) che verifichi costantemente i percorsi fatti.
Come si fa? Abbiamo bisogno di restare in ascolto continuo della storia e di chi la abita (i nostri giovani in mezzo agli uomini e donne del nostro tempo), sicuri che nella Parola che viene dallAlto troveremo la bussola per viaggiare.
Nessun ottimismo a basso costo. Ma la speranza no, quella non ce la facciamo portare via. Grazie di questi giorni: i prossimi passi li faremo insieme. Per quello che riguarda il Servizio nazionale, noi siamo qui. Per tutti e soprattutto per chi cerca sostegno e ascolto. Non è facile farlo sentire a tutti. Ma, almeno, vorremmo provare a farlo sapere a ciascuno.
Nel messaggio ai giovani per il Sinodo, Papa Francesco scrive: Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Forza: sarà bello camminare insieme!
don Michele
con don Gero, Pamela e Rossella