Un uomo, un esattore seduto al banco delle imposte, “incasellato in un ruolo sociale e in un disprezzo”.
Lo sguardo di Gesù “legge oltre le etichette, intuisce oltre le apparenze, prova simpatia, compassione, attenzione”. E come vede Matteo, così “si rivolge a ciascuno: è uno sguardo che entra nell'intimità senza essere invadente, che irradia quella luce che consente a ciascuno di conoscersi e di sentirsi conosciuto, non come uno che si sente scoperto, ma come uno che si sente liberato, stimato, compreso, accolto e persino perdonato. Chi incrocia lo sguardo di Gesù avverte quel sollievo liberatorio che introduce alla pace”.
Non solo: trova motivo per rimettersi in piedi, rispondendo a un invito – “Seguimi” – che è “proposta di amicizia, di condivisione, di essere resi partecipi del Suo stesso cammino”.
Mons. Mario Delpini, Vescovo ausiliare di Milano, nella seconda catechesi ai giovani della Gmg riprende la vocazione di Matteo per dire loro che “soltanto chi incrocia lo sguardo di Gesù e ascolta la sua voce può comprendere che i discepoli di Gesù intendono e vivono la vocazione come invito alla relazione di amicizia che Gesù offre per portare a compimento la libertà di ciascuno”.
Non che questo sia facile o indolore: il Vescovo ricorda che “chi si mette in cammino alla sequela di Gesù non si immagina di percorrere vie di trionfo e di successo: sa che deve passare attraverso il dono di sé fino al sacrificio, sa che la via di Gesù attraversa il dramma della croce”, ma è via che “porta alla gioia”.