I dati presentati da Pagnoncelli sono stati poi oggetto di riflessione da parte di Marco Moschini, direttore corso perfezionamento in gestione e progettazione dell'Oratorio.
“È dal 1980 che mi occupo di pastorale giovanile – ha detto Moschini. Al di là di tutto, credo che dove c’è la passione per i giovani, lì c’è l’oratorio. La programmazione educativa è fissare principi antropologici dove compiere azioni che possono andare bene ora, ma non il prossimo anno. Ecco perché la pastorale giovanile chiede sempre riflessione e riprogettazione”.
“La fotografia di Pagnoncelli è di un conforto estremo – ha detto Moschini - perché ci dice che l’oratorio è la più grande istituzione educativa di questo Paese. Chiede però una continua innovazione perché non è istituzione statica. C’è una realtà che cammina e che sta crescendo. Anche i legislatori hanno capito la funzione sociale dell’oratorio”.
“I tempi che noi viviamo oggi sono quelli più fecondi per l’oratorio . ‘Vado in chiesa’ per me quando ero piccolo significava che andavo a giocare a pallone con il parroco e gli educatori. Forse non c’era oratorio ma c’era il cuore dell’oratorio. C’era passione educativa”.
Ha insistito Moschini sul fatto che oggi l’oratorio è importantissimo. E la parola chiave è esserci ed “esserci significa farlo con la fedeltà di colui che c’è e ci vuole essere. E con la nostra forza che è prossimità”.
“La funzione strategica dell’oratorio emerge: è strumento unico e speciale soprattutto perché non ha un modello, ma si modula sulle esigenze delle persone, sui ragazzi. È un modello nella sua informalità”.
“L’oratorio non è un problema, è la risposta – detto Moschini. “Qualcuno dice che non è parte del suo ‘lavoro’, ma bisogna guardare i cuori, non il diritto canonico. Fare esperienza insieme. L’oratorio è anche questo e coinvolge tutti. Non c’è gara ma ci deve essere la cura. Ecco perché l’oratorio può educare la comunità alle alleanze educative”.