“Oggi l’individualismo ci sta distruggendo. Tutto parte e finisce con noi. Nel Pantheon delle religioni abbiamo creato una nicchia con il nostro ego”. È una denuncia ed insieme un appello ad uscire da sé, quello che mons. Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, suscita davanti ai giovani venuti a sentirlo nella Paróquia de Santo André a Cajù.
“Abbiamo bisogno di un «tu» che apra il nostro cuore” ammonisce Ambrosio, che ci aiuti ad ascoltare quella “sete di speranza, di felicità, di gioia” che si agita senza sosta dentro di noi. E “questo «tu» - afferma con forza - è il Signore Gesù” perché “Egli ha un cuore umano che pulsa, che batte come il nostro. Egli ha sete di noi”.
Un incontro che cambia la vita, che rende nuova ogni cosa. Il vescovo invita i giovani a partire dal proprio vissuto perché solo accettando l’invito “siamo pronti a rispondere «sì» alla proposta di essere missionari”. Facendo attenzione a non pensare che l’imperativo «andate!» sia un comando “ma è una gioia motivata dall’esperienza che coinvolge e che chiede di essere condivisa”. Parla con parole dirette e forti, il prelato, e chiarisce che “la nostra missione è proclamare la vittoria del bene e della vita, sul male e sulla morte” per essere liberati “da tutto ciò che ci impedisce di essere in relazione d’amore con Dio e con gli altri”. Aggiunge poi che “questo avviene anche inconsapevolmente perché è lo Spirito che agisce in noi”, fugando così la tentazione di protagonismo che oggi troppo spesso si nasconde dentro ognuno. “Non abbiamo deciso noi – ricorda mons. Ambrosio – il nostro compito è essere docili e basta. Troppo spesso pensiamo di essere noi gli artefici, mentre il regista è un altro. È il cuore stesso di Dio”.
La missione non si realizza attraverso atti o situazioni eccezionali ma “è un’avventura che ci precede e che si realizza in noi nella quotidianità della vita”. “Il desiderio di salvezza – infatti - deve emergere nelle nostre piccole salvezze quotidiane nelle quali possiamo vedere la salvezza che Dio ha pensato per noi”. Il missionario compie l’annuncio attraverso la vita vissuta, “con opere buone, con l’esempio e la testimonianza” perché “il segno decisivo della missione è l’amore”, nella consapevolezza che sarà “lo Spirito a colmare l’abissale distanza tra l’amore di Dio e il nostro piccolo amore”. In conclusione un incitamento: “mettete la fede al centro e sarete missionari!”