«Ma oggi dove sta di casa la comunione?». Così esordiscono i giovani, un po’ perplessi e sfiduciati dopo la serata in parrocchia trascorsa a discutere animatamente sul miglior modo di progettare il nuovo anno di pastorale giovanile che ha provocato uno scontro frontale tra diverse posizioni e generazioni. Il racconto di una storia antica e sempre nuova può accompagnare ogni educatore a cercare una risposta, accendendo i riflettori su due cantieri aperti dal desiderio di costruire la comunione: Babele e Pentecoste. Babele tentò di assicurarsi un futuro di unità, di stabilità e di gloria, sforzandosi di seguire le dettagliate indicazioni del progetto di pastorale giovanile architettato a tavolino: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome per non disperderci su tutta la terra» (Gn 11,4). Affascinante, peccato che non funzioni, come capita talvolta nelle nostre riunioni. Babele si era arroccata su se stessa, non aveva sognato con Dio quel progetto, apparentemente perfetto, che finirà per crollare in frantumi sotto il
peso della fatica, dell’orgoglio, dell’incomprensione, della confusione, della solitudine e della divisione. Dalle macerie di quel cantiere nasce la conversione di ogni futura progettazione pastorale.
Così le Linee progettuali per la pastorale giovanile che ci vengono consegnate oggi, ci chiamano a tornare alle origini per proseguire senza indugio il cammino con i giovani per varcare la soglia della «casa della comunione ». Lì a Gerusalemme, dove ha iniziato a battere il cuore pulsante della prima comunità cristiana, si diceva con stupore degli amici di Gesù: «Guardate come si amano! ». I giovani di ogni tempo sono affascinati dalla radicalità e dalla bellezza delle origini e chiedono di scoprire il segreto di questa eterna novità. Potremo entrare insieme nell’intimità del cenacolo per ascoltare la Parola, nutrirci alla mensa del Pane spezzato e sintonizzare la nostra progettazione pastorale con il sogno di Dio, in attesa di essere impastati nella comunione fraterna ricevendo il dono di una rinnovata Pentecoste: «Venne all’improvviso un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa dove si trovavano. Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue» (At 2,24). Lasciamoci
sorprendere dalla novità dello Spirito che compone in un’unica sinfonia le parole coraggiose del Vangelo scritte con la grammatica universale dell’amore, capaci di toccare e incendiare ogni giovane cuore in un’esplosione di gioia contagiosa.
Anche noi abitando tra il cenacolo e la strada, potremo «dare casa al futuro», abbattere muri, costruire ponti e camminare avanti insieme per mostrare il volto tenero della Chiesa che come una madre accoglie, ascolta, cura, perdona tutti i suoi figli: «Sarò felice di vedervi correre più forte. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci » (Francesco, Christus vivit 299).
© Elena Rocchi, Avvenire 17 luglio 2019