«Fare Chiesa» con i giovani non significa semplicemente «portarli in chiesa», ma intraprendere con loro un percorso in cui l’esperienza possa far maturare un senso di appartenenza autentico, consapevole di essere sempre in divenire. Per fare questo c’è bisogno di momenti di preghiera e di riflessione, momenti che aiutino a «guardare attraverso» le cose che accadono e di coglierne la parte migliore: vedere l’esistenza come un dono infinito di Dio. È in questo sguardo di fede che la Chiesa ci educa: sguardo di contemplazione e di misericordia, sguardo capace di mistero.
Particolarmente adatti, a questo scopo, sono i cosiddetti “tempi forti”: spazi distesi di giorni e settimane dove il mistero pasquale di Cristo viene attraversato dai cristiani da pensieri e azioni speciali. Sono pensieri che vanno in profondità: il mistero di Gesù che si incarna per rivelare a noi il volto del Padre non è cosa che si possa incontrare facilmente in mezzo a tanti rumori e parole. C’è bisogno di ritagliarsi del tempo e di concedersi delle riflessioni capaci di esplorare il mistero stesso. Sono azioni speciali: l’impegno di vita aiuta a non perdersi in ragionamenti sterili, ma a trasformarli in gesti che sempre più sappiano esprimere concretamente la conversione del cuore.
Il tempo di Avvento – in particolare – si caratterizza come un tempo di preparazione all’Evento. Pensiamo cosa sarebbe per noi se ci venisse detto che presto avremo un fratello: qualcuno della nostra carne, una persona prossima, una persona di casa che inaugura una nuova storia con noi. La notizia non ci lascerebbe indifferenti: quante emozioni si agiterebbero nel nostro cuore, quante cose avremmo da sistemare, da preparare affinché tutto sia pronto, affinché si senta ben voluto, ben accolto? Un fratello: quale occasione di bene da scambiare e da condividere!
Abbiamo raccolto riflessioni di alcuni giovani, particolarmente sorprendenti per la loro vivacità e intensità. Le offriamo come integrazione alle meditazioni bibliche di Avvento perché possano essere testimonianze di fede condivisa. Sono un racconto semplice, ma profondamente vero, di come alcuni giovani si rapportano al tempo di Avvento/Natale. La loro lettura non è priva di provocazioni, come spesso sanno fare i giovani. Ci auguriamo che siano provocazioni buone, che servano anzitutto ai percorsi dei gruppi giovanili. Ma anche alla vita di tutti, affinché la freschezza del mondo giovanile – condizione privilegiata, ma non di merito – possa essere sostegno al cammino di molti.
Don Michele Falabretti