Ieri sera Papa Francesco è stato accolto ufficialmente dai giovani della Gmg.
Come sempre è stata una festa. Guardavo il palco così imponente nella sua semplicità: lo sforzo è quello di rendere a più persone possibile la vista del Papa, anche se poi ci sono gli schermi. La Cinta Costera è un luogo particolare: non è un lungomare aperto, ma un insieme di giardini con piante bellissime che rendono un po’ faticosa la vista panoramica di una folla. Ma il luogo è molto significativo.
Siamo vicini al Canale: immagine che il Papa ha utilizzato con grande efficacia. Ha detto anzitutto che unisce due oceani e – aggiungo – un dislivello di 28 metri. Tre/quattro mila tonnellate di nave, ogni volta colma una distanza e un dislivello. L’individualismo altro non è che il culto della persona, una continua pretesa di soddisfare i propri bisogni. Una situazione che difficilmente lascia immaginare una soluzione: o io o gli altri.
L’incontro con la storia, le istanze della contemporaneità, gli altri, ci appare talvolta improponibile. Ma non c’è distanza o dislivello che non possa essere colmata, se c’è buona volontà.
A proposito di questo, mi piace segnalare un fatto che sta avvenendo in questi giorni. Ci stiamo accorgendo che i panamensi non hanno accesso nei grandi eventi alla vista del Papa: hanno fatto spazio a tutti i loro ospiti. Mi sembra incredibile questa disponibilità: molti non avranno mai più la possibilità di assistere dal vivo a un evento del genere, ma in nome di questa accoglienza sono pronti a farsi da parte. Quanti di noi giudicano questo come un atteggiamento ingenuo e stupido? Un cuore buono è sempre un dono e come sarebbe bello accoglierlo con stupore!
Il Papa ha chiesto ai giovani l’esercizio del canale: scavare piccoli canali nel cuore perché l’accoglienza e l’incontro non leghi solo due oceani, ma anche le piccole relazioni quotidiane. Gli occhi dei giovani brillano, ascoltando il Papa. Sembrano nipotini in ascolto del nonno saggio. Sapranno realizzare tutto questo come il loro sogno di giovinezza? È la nostra speranza!
Michele Falabretti
(da Agensir.it)