Ci troviamo oggi in una società in cui i media hanno permeato le nostre realtà al punto tale da darle per scontate come presenze assolutamente naturali e ormai imprescindibili nelle nostre vite. Siamo diventati a pieno titolo una “società multischermo” (Pinto 2005, Rivoltella 2006): sono ovunque, accessibili in ogni momento, e sempre più personali, veri e propri “pezzi di noi” (Rivoltella 2017). A questo punto la domanda che emerge è: che ruolo hanno o potrebbero avere nelle nostre interazioni quotidiane, nelle nostre relazioni interpersonali e comunitarie? Possono i media andare oltre la loro funzione strumentale di vetrina in cui esibire il proprio narcisismo per attivarci in una dimensione più comunitaria? In questa logica si enfatizzano le capacità dei media di mantenere connesse persone che già si conoscono ma anche di attivare nuove connessioni. In una web community “pur in assenza di un luogo fisico in cui identificarsi [...] vivono comunque processi di identificazione e appartenenza” (Maffeis e Rivoltella 2019; 6), in cui si possono attivare occasioni di solidarietà e condivisione con gli altri. Per far in modo che queste community siano qualcosa di più di un insieme di individui, dobbiamo considerare i media come un prolungamento dell'incontro faccia a faccia e non come un sostituto di esso: se le comunità parrocchiali e diocesane usano i media per rimanere unite e promuovere un senso di comunione nei momenti di isolamento e nell’attesa dell’incontro in carne ed ossa, allora essi hanno il potenziale per diventare tecnologie di comunità (Rivoltella 2017), l’importante è ricordare che è nostra la scelta se i social si comporteranno da “spazio di incontro, relazione e confronto, o luogo di denigrazione, aggressione o offesa” (Rivoltella 2019:127) in quanto essi non producono effetti da soli, ma siamo noi che decidiamo come usarli. La domanda allora è: può la pastorale non toccare con mano il digitale come tema esistenziale e non solo come occasione strumentale?
Se consideriamo i media non solo come strumenti o uno dei linguaggi possibili per raggiungere più persone o come supporto audio-video, viene da sé provare a inserirli nei contesti pastorali come occasioni per creare, discutere e produrre. Entrando nel vivo dei media sociali ci accorgiamo di come essi ben si integrino - in oratorio - durante gli incontri a distanza o in presenza, nelle diverse funzioni che possono svolgere:
● co-authoring (produzione condivisa), fa riferimento alla collaborazione, al produrre insieme anche se distanti fisicamente.
● tagging (“etichettatura”), permette di segnalare l’etichetta dell’argomento trattato, per richiamare quei contenuti in rete che presentano la stessa parola (o etichetta);
● sharing (condivisione), rimanda alla condivisione di contenuti (creati e trovati in rete) ritenuti utili per il gruppo.
La parola chiave nel considerare i media in pastorale sembra essere autorialitá: la possibilità per il soggetto di non essere solo fruitore di un contenuto, ma di essere produttore attivo di post, infografiche, video, podcast, in ottica di responsabilità, di cittadinanza e testimonianza cristiana.
I profili di comunità
Un paio di anni fa, il nostro gruppo di ricerca ha voluto proporre un questionario dal nome “evocativo”: UTOP.IE (Usi delle Tecnologie tra gli Operatori Pastorali. Indagine esplorativa). Grazie alle numerose compilazioni da parte di operatori pastorali presenti su tutto il territorio nazionale, il lavoro ha consentito l’identificazione di cinque profili di parrocchie. Il primo, quello cha abbiamo chiamato media-impermeabile, corrisponde a quelle comunità che rigettano i media, li esclude volutamente e non li considera in nessun modo parte della propria esperienza. Il secondo intercetta la comunità neofita tipica di chi si sta avvicinando ai media e che sceglie soprattutto un accesso di tipo strumentale (come quando si da un’occhiata in Rete per cercare materiale da usare per gli incontri con i ragazzi). Il terzo è quello della comunità potenziata, ovvero una comunità che usa frequentemente i dispositivi digitali, sfruttando così la possibilità di estendere le relazioni oltre il tempo condiviso nei contesti parrocchiali. Il quarto profilo è rappresentato dalla comunità festiva, termine scelto proprio per contrapporlo all’uso feriale dei media, ma anche per sottolineare all’idea celebrativa e conviviale della festa: si tratta di una comunità che attiva la partecipazione dei suoi membri, utilizzando il potenziale connettivo dei media, ma lo fa solo in occasione di eventi speciali (la festa patronale, il centro estivo, ecc.). L’ultimo profilo, legato ad un uso creativo dei media e alla concezione di una comunità che vive oltre la presenza (pur comprendendo questa dimensione), è identificato nella comunità connessa che usa le tecnologie abitualmente, per favorire la partecipazione e l’inclusione di tutti, come vero e proprio tessuto connettivo (Shirky & Bourlot, 2010). I media sono scelti, in questo caso, come aggregatori della comunità, attraverso un approccio attivo e partecipativo che punta al lavoro di gruppo e alla riflessione sulle implicazioni dei media per la comunità. Il lavoro di profilatura può offrire un importante spunto per la riflessione: gli operatori pastorali comprendono il significato sociale e culturale dei media e li sanno adattare al lavoro pastorale? Oppure li usano mentre continuano a proporre “vecchie pratiche”?
“La pastorale giovanile non può non essere sinodale, vale a dire capace di dare forma al camminare insieme” (Christus Vivit: 206). Come lasciare un segno in questo tempo? Provando a prendere sul serio l’occasione offerta dai media. Collaborare, creare e generare, oltre ad essere azione proprie dei media, sembrano anche i tre verbi chiave per rendere una pastorale sinodale: i media non sono un ostacolo al lavoro, ma un’occasione per cucire legami comunitari innovando le nostre pratiche senza però trasporre al digitale gli incontri cui siamo abituati a offrire in presenza.
Bibliografia
I. Maffeis, P. C. Rivoltella (2019), Introduzione in, Papa Francesco, Dalle communities alle comunità. Commenti al Messaggio di Papa Francesco, ELS La Scuola, Brescia.
P.C. Rivoltella (2017), Tecnologie di comunità, ELS La Scuola, Brescia.
Papa Francesco (2019), Dalle communities alle comunità. Commenti al Messaggio di Papa Francesco, ELS La Scuola, Brescia.
Papa Francesco (2019), Christus Vivit. Esortazione Apostolica Postsinodale ai giovani e a tutto il Popolo di Dio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano.
C. Shirky, S. Bourlot (2010). Surplus cognitivo. Creatività e generosità nell’era digitale, Codice, Torino.
A cura del gruppo Pastorale Web del CREMIT (Alessandra Carenzio, Elisa Farinacci, Eleonora Mazzotti, Marco Rondonotti), Università Cattolica del Sacro Cuore.