“L’ambiente digitale non è altro rispetto all’ambiente reale ma è una dimensione della vita di tutti i giorni e proprio per questo dobbiamo occuparcene come educatori”, riporta Don Marco Rondonotti di CREMIT- Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica.
Il digitale non è più ON/OFF; accendo-spengo; entro ed esco da una stanza.
La connettività, accessibile in qualsiasi momento, ci permette di dire che la divisione tra reale e virtuale non esiste più; è stata superata.
Pensiamo, ad esempio, nel contesto educativo, alla differenza tra bullismo e cyberbullismo. E’ possibile e corretto dire che esiste una differenza?
Possiamo dire che la prima situazione è reale e l’altra virtuale? Non esattamente.
Il cyberbullismo produce infatti conseguenze e danni tanto quanto il bullismo, quello “reale”. Non possiamo delegare l’effetto e le dinamiche del cyberbullismo a qualcosa di non reale.
Compreso che non esiste una frammentazione tra mondo reale e mondo digitale, occorre cogliere in profondità la vera sfida che ci aspetta.
I social e i media coinvolgono ed hanno presa su giovani e adulti perché rispondono a dei bisogni sociali, quelli dell’IDENTIFICAZIONE e dell’APPARTENENZA, domande spesso disattese nella nostra società.
Da buoni educatori, sappiamo che tali bisogni, se gestiti e accompagnati, permettono di creare solidarietà e condivisione.
Siamo solidali quando ci sentiamo parte e membri della comunità e condividiamo, facciamo rete, nel momento in cui ci identifichiamo con l’altro (io sono come te, mi identifico con te). Negli ambienti digitali, quando qualcuno posta qualcosa su FB o in IG è per dire chi è, darsi un’identità, farsi sentire ed essere riconosciuto.
Se noi non andiamo ad abitare questo mondo mettendo una parola buona e trasformando i bisogni di identificazione e appartenenza in solidarietà e condivisione il rischio è che sul web, come nella quotidianità, emerga l’hate speech, la divisione, la separazione, la critica.
Non siamo ovviamente obbligati a mettere una buona parola nel web ma la nostra responsabilità maggiore è quella di scegliere se aggiungere una parola positiva e prenderci cura di questo mondo.
Prendere tali scelte costa davvero fatica ma probabilmente da buoni educatori che siamo abbiamo già in mente qual è sarà la nostra decisione; per assumerci tale responsabilità dobbiamo come nella vita di tutti i giorni passare da fruitori a produttori. Non basta osservare, occorre progettare ambienti digitali partendo dalla definizione degli obiettivi dei nostri progetti; proprio come quando in oratorio creiamo nuovi spazi, ognuno con finalità e obiettivi diversi.
Se vogliamo abitare questo mondo dobbiamo avere il coraggio di dire qualcosa e non far mancare la nostra voce negli ambienti - digitali e non.