“Ogni dispositivo mediale ha delle caratteristiche e conoscerle ci consente di abitare con maggiore consapevolezza e non solo con immediatezza il dispositivo e l’ambiente di relazione” afferma Alessandra Carenzio - Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica.
Che cosa dobbiamo sapere quando entriamo in una chat? Quali sono le caratteristiche di una chat? Non sempre quando abitiamo degli spazi che sono per noi consueti siamo capaci di riflettere su quello che stiamo facendo.
Conoscere le caratteristiche della chat, ci permette di abitarla più consapevolmente e con maggiore responsabilità.
La chat è:
1. IMMEDIATA e VELOCE: I messaggi delle chat scorrono veloci e sono istantanei ma è anche vero che se la chat chiama ed esige una risposta immediata, noi educatori abbiamo la possibilità di fermarci, confrontarci con gli altri e contare fino a dieci - o anche di più - prima di dare una risposta.
2. SINTETICA e FRAMMENTATA: La chat è fatta di messaggi brevi e sintetici, di GIF e di emoji come risposte. Questo ambiente ci obbliga a comprimere i nostri messaggi, sintetizzando il contenuto. Ma non sempre è facile: una parola, una GIF o un emoji possono facilmente creare equivoci. Essere chiari, precisi e coerenti è la via da seguire.
3. Sede del MULTILINGUAGGIO: le chat sono ambienti di multilinguaggio. Tutti i linguaggi - testo scritto, video, immagini, ecc. - per essere utilizzati correttamente hanno bisogno di una consapevolezza, oltre ovviamente alla conoscenza del linguaggio stesso. L’aspetto positivo e decisamente forte di tali ambienti è quello di poter usare una moltitudine di linguaggi diversi per poter creare relazione.
Nel contesto pastorale ed educativo la chat è un’occasione relazionale da sfruttare, un nuovo luogo di relazione educativa.
Nonostante lo spazio sia diverso, gli elementi della relazione sono sempre gli stessi:
1. ASIMMETRIA: Chi educa ha una superiorità di status, ma congiuntamente una maggior responsabilità, consapevolezza ed esperienza. Con le chat il fraintendimento di ruoli potrà essere semplice e immediato; toccherà a noi educatori condurre e definire i confini nel digitale.
2. INTENZIONALITA’: obiettivo. La chat sarà uno spazio di condivisione e conoscenza reciproca, ma dovrà essere funzionale allo scopo per cui è stata creata. Più le questioni saranno pertinenti più sarà facile gestire la chat.
3. RECIPROCITA’: Agendo, chi educa è a sua volta educato. La relazione educativa si fonda su una reciproca dipendenza e si mantiene viva solo grazie all’instaurarsi di una reale collaborazione.
4. CONTINUITA’: significa costruire una storia relazionale. Il grosso vantaggio delle chat è vedere la storia relazionale depositata e scritta dall’inizio alla fine, cogliendo tutta l’evoluzione del gruppo. Tale ambiente assume un ruolo davvero utile per educatore che prende in carico il percorso, dove c’è un prima e un dopo.
Per poter utilizzare le chat, a livello educativo e pastorale, occorrerà definire in partenza una POLICY: come, quando e perché utilizzare una determinata chat.
Nulla di nuovo per noi educatori e progettisti.
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